“Lei è in contravvenzione perché venendo dalla 4° zona centro e invertendo la marcia a U nel settore preferenziale BZA adibito a traffico locale, si incanalava nel 5° settore P esclusivo per i giorni dispari, e convergeva in una zona mercato… tassativamente vietata al traffico, soprattutto dopo le severissime disposizioni pedonali, e contravveniva a più riprese agli articoli: 1, 2, 13, 35, 26, 1959, 54 e 11 del codice della strada! Sono 47.500£… me pare!”
Ecco, se devo pensare a qualcuno in grado di intortare chiunque con la sola capacità di legare una parola all’altra senza un reale senso complessivo, mi viene in mente istantaneamente il Mandrake di Gigi Proietti. Truffatore provetto, aspirante attore (per necessità) e grande esperto di cavalli (senza che questo gli abbia mai fatto entrare in tasca qualcosa). Nel film Febbre da Cavallo del 1976 del geniale Steno si accompagna con Er Pomata e Felice, disgraziati col suo stesso amore per gli equini, escogitando piani e incasellando sogni uno dopo l’altro, nella speranza della svolta caduta dal cielo.
Volendo osservare la cosa da un punto di vista calcistico, è innegabile (almeno per me), che il personaggio della serie A che più si avvicina alle caratteristiche del Mandrake è Aurelio De Laurentiis. Il presidente del Napoli ha la gran capacità, come nei peggiori film fantasy, d’avere una faretra sempre piena di parole, sia da furioso che allegro. Tra un salto in motorino e una buonanotte a Platini, una testa di leone e un campionato europeo, ecco il Mandrake romano-napoletano che è stato in grado di vincere e perdere scommesse per ben 8 anni, risultando mai in passivo, per poi ritrovarsi all’inizio del biennio rafaelita dinanzi al necessario gran salto nel vuoto.
Per Fioretti Bruno si trattava del matrimonio con la splendida Gabriella, proprietaria di un bar (com’era di suo gusto) e innamoratissima di lui. Una vita serena che avrebbe potuto soddisfarlo alla lunga, ma le persone non cambiano, o almeno non del tutto, e così il Mandrake torna fuori per l’ennesima volta ed ecco che si punta l’ennesima scommessa. Ora Rafa Benitez di bar ne avrà anche frequentati un bel po’ nei suoi giri per l’Europa, ma di certo non è mai arrivato a possederne uno. Poco male perché al buon Aurelio interessa altro, ovvero il curriculum. Ha deciso di tentare il colpaccio e mettere in ginocchio il banco della serie A. Per farlo ruba dal mercato la Bernadette degli allenatori, ma al momento decisivo decide di rischiare tutto ancora una volta. Al primo anno opera un mercato monco, mentre al secondo lo ritarda in attesa di una vincita scontata che non verrà mai incassata.
A Napoli attualmente c’è questa gran sensazione di ritorno alle origini. La squadra non è stata svenduta come si temeva, e anche se l’estate è ancora lunga, i nomi per i rinforzi riguardano i giusti reparti, e la fuga di qualche big lascerà soldi sufficienti per tornare a disputare il gioco del mercato.
Bernadette è andata via, ma in azzurro resta una tris intrigante, frutto dell’ennesima giocata ponderata e allo stesso tempo azzardata. Abbiamo King De Laurentiis, Soldatino Giuntoli e D’Artagnan Sarri, che a seguire la sceneggiatura del geniale Steno potrebbero risultare vincenti contro ogni pronostico.
E allora, parafrasando leggermente il Mandrake pensiero: “È un’idea per la quale servirebbe un’abilità istrionica che non so se mi posso fidare di voi tre ma ‘sta vorta fidamose”.
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)
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