Nel 1985 Robert Zameckis porta al cinema una delle pellicole destinate a fare la storia del cosiddetto mondo “nerd”. Il primo capitolo di Ritorno al Futuro è uno di quei film da far recuperare a chiunque, a prescindere dai gusti cinematografici, perché il suo successo è talmente grande da essere ormai entrato di diritto nel catalogo dei riferimenti della cultura generale.
Chi non vorrebbe fare un salto nel passato e provare ad aggiustare tutto quello che non è andato per il verso giusto? Di certo non Marty McFly, che di gettarsi in quella DeLorean non ne aveva affatto intenzione. C’era in gioco la sua vita però, e così eccolo sfrecciare a 88 miglia orarie verso un passato preimpostato dal buon Doc, che lo conduce in un folle faccia a faccia con suo padre e nel letto di sua madre.
Il Napoli fa più di un passo indietro nel tempo scegliendo un esperto allenatore nostrano, privo d’esperienza europea come non si vedeva dai tempi di Reja (con tutte le dovute differenze con Sarri). La strada intrapresa due anni fa aveva una logica prosecuzione, ovvero un big di qualsiasi nazionalità. Qualcosa però nel processo di crescita è andato storto, e così si è tentato di tornare sui propri passi per porvi rimedio.
Mazzarri ha portato a Napoli rabbia e senso del sacrificio, seppur con limiti palesi nel gioco e nella crescita europea. Benitez invece è stato decisamente il passo più lungo della gamba, la scelta giusta senza una rosa adeguata.
Sarri ha fatto ritorno a giugno 2012, ovvero all’inizio dell’ultimo anno del buon Walter, con una rosa competitiva ma da migliorare. Con i viaggi del tempo però il rischio è duplice: restare intrappolati in un tempo non proprio o modificarlo al punto tale da mettere a repentaglio il futuro. Il primo rischio è quello più temuto dai tifosi azzurri, ovvero di veder fermare il processo di crescita, restando impantanati in uno stato da “wannabe” perenne. Il secondo invece è quello temuto da De Laurentiis, che con Sarri ha avuto una vera e propria intuizione (più che positiva), salvo poi ritrovarsi tra mille e più ripensamenti, temendo di gettare al vento un progetto decennale e, dal punto di vista industriale, smantellare quella che attualmente è la sua migliore impresa.
Con grande umiltà questa società deve guardarsi alle spalle e avere il coraggio di operare scelte differenti. Il buon George baciò la sua Lorraine e colpì il temuto Biff per avere la vita dei suoi sogni, e allo stesso modo gli azzurri dovranno affidarsi a meno scommesse straniere, cedendo le chiavi del regno a giovani italiani affermatisi sul nostro territorio. Il Napoli mazzarriano sarà sostituito da quello più schematico e organizzato di Sarri, per poi tornare un giorno al futuro che sembrava tanto vicino soli due anni fa. Richiameremo un Benitez e proveremo allora a cambiare il nostro destino, ma soltanto quando questa società dimostrerà d’avere la necessaria maturità per poter tornare al futuro.
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)