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COLPI DI JENIUS – Napoli, non fare errori: dai a Maurizio quel che è di Maurizio

 

Il primo caso di meritocrazia sul lavoro, da un bel po’ di tempo a questa parte, cade a Napoli, anzi al Napoli.
Sulla panchina azzurra ci arriva Maurizio Sarri: si attende solo l’ufficialità, poi il 56enne nato a Napoli e cresciuto in Toscana sarà a tutti gli effetti il nuovo allenatore azzurro, dopo una sola stagione in Serie A e un gran campionato alla guida dell’Empoli.

Una meritocrazia tutta partenopea: Sarri ha infatti conquistato tutti in un solo anno di massima Serie e alla guida di una squadra che ha saputo fare tanto con poco. Tanto da conquistarsi le attenzioni di squadre importanti: non solo il Napoli, infatti, era su di lui, perché anche il Milan prima di arrivare a Mihajlovic si era interessato al tecnico ex Empoli.
Nella sua storia, una carriera fatta di gavetta dalle categorie più basse: Sangiovannese, Alessandria, Sorrento, ma anche Avellino, Perugia e Pescara.
Il suo è un viaggio al contrario, fatto di andate e ritorni, fatto di passione per il calcio che spinge in ogni parte dell’Italia e ora lo riporta a ‘casa’.
Non sarà la prima volta da allenatore in Campania, ma un palcoscenico così importante forse non se lo aspettava neanche lui: il Napoli gli dà l’occasione di trasformare la sua carriera cominciata più di vent’anni fa alla guida di una squadra di Prima Categoria.
Lo meriterebbe, Maurizio, perché è uno che si è fatto da sé; con le proprie mani, le proprie idee, il proprio amore per il gioco.
E quel nomignolo acquisito negli anni di panchina in Toscana, “Mister 33” ad indicare la certosinità del suo gioco, la passione, quasi la malattia.

Lo scorso anno ha condannato il Napoli: gli azzurri contro il suo Empoli hanno guadagnato un solo punto sui sei disponibili. All’andata al San Paolo i ragazzi di Benitez riuscirono a strappare un pari in rimonta, dopo il doppio svantaggio che faceva pensare al peggio; al ritorno fu vera disfatta, come Waterloo o Caporetto, con il Napoli che si riportò a casa le ossa rotte contro una squadra che non aveva neanche più motivi per giocare bene, vista la salvezza ormai praticamente raggiunta.
Come rivoluzionerà Sarri la squadra azzurra?
Bisognerà innanzitutto accertarsi su chi rimarrà: i vari Callejòn, Higuain, ma anche Hamsik e Albiol, tutti saranno sotto la lente d’ingrandimento del tecnico. Il Pipita potrebbe lasciare un vuoto in attacco, lo spagnolo con la numero 7 ha più volte espresso il desiderio di tornare in patria.
Non si strapperà i capelli, Maurizio, abituato nella scorsa stagione a mostrare del gran bel calcio con una squadra imbottita di giovani dalle belle speranze, ma il Napoli deve fare chiarezza sui suoi obiettivi di oggi e di domani: quale futuro per la società e per la squadra?
Lavorare bene si può, ma non si faccia con Sarri lo stesso errore già compiuto in passato: non dare a Cesare quel che è di Cesare.
In questo caso, dare a Maurizio, e scordatevi di Cesare.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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Gennaro Arpaia

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