a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Come la fotografia di una stagione, in una serata che poteva riservare il finale più bello e invece regala quello più amaro. Il Napoli non supera la sliding door contro la Lazio, e anzi ci sbatte in faccia. Un colpo duro, che rischia di tramortire, comunque di far male.
Farà cadere un po’ di idee la porta in faccia, incapace questa squadra di prendersi la partita della vita, così com’è stato per tutto l’anno.
Dall’esordio nel preliminare di Champions contro il Bilbao, passando per le gare decisive di campionato, per quelle trasferte piene di punti regalati, per la semifinale di Europa League e questa sottospecie di spareggio con la Lazio per la Champions. Una nuvola fantozziana che non è andata mai via.
Il Napoli del primo tempo non parte male. Nella fase centrale della prima frazione rischia il vantaggio con Callejòn, che spreca male, poi attua un mezzo assedio all’area della Lazio.
Peccato che i biancocelesti passino ad uno dei primi affondi: Parolo piega le mani ad Andujar dalla distanza e senza opposizione, Candreva raddoppia bucando la difesa di casa, e a Napoli piomba il silenzio.
Il secondo tempo inizia sotto il segno di Higuain, e l’argentino sembra volersi portare a casa il pallone: prima raccoglie l’invito di Callejòn e sigla sotto rete, poi riceve da Mertens, magifica in mezzo all’area e stende Marchetti.
Il rigore che potrebbe valere la Champions, però, il Pipita lo manda alle stelle; è il segnale che spezza le ali e il fiato al Napoli. La Lazio affonda due volte e fa due reti, siglando il finale 4-2 e la caduta di fischi sull’impianto di Fuorigrotta.
Rafa non si congeda al meglio dalla sua gente e il Napoli fa altrettanto. La sfida più interessante è ora provare a capire chi ci sarà e chi andrà via. Ma soprattutto chi arriverà. La stagione si conclude nella maniera più schietta e sincera possibile, e mette squadra e società con le spalle al muro.
Crescere e innestare nuovamente la marcia, gli obiettivi principali del prossimo anno.