Bruno Pesaola: un gigante argentino chiamato “Petisso”

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Difficile trovare le parole adatte quando ad andarsene è un personaggio così importante, tanto da riuscire a confondere storia e leggenda. Bruno Pesaola, soprannominato dai suoi tifosi ‘O’ Petisso’, ovvero “il piccoletto”, si porta via a 89 anni, inevitabilmente, un pezzo di storia del Napoli. Calciatore sopraffino, allenatore eccellente, fumatore incallito. Ridotta all’osso, potrebbe essere questa la sintesi della sua esistenza. Ma tra le pieghe di questi pochi aggettivi si nasconde un gigante, a dispetto dell’altezza. Per i tifosi azzurri, e non solo, resterà per sempre un mago: è stato infatti l’unico nella storia del gioco in Italia a vincere una Coppa Italia con il Napoli nel 1962, con gli azzurri all’epoca in Serie B. Nel suo palmarès figurano uno scudetto con la Fiorentina e una seconda coppa nazionale, conquistata col Bologna nel ’74. Ed è probabilmente e paradossalmente a lui che si devono i sette anni d’oro di Maradona in maglia azzurra: nell’83 il Petisso salvò dalla panchina il Napoli dalla Serie B in maniera miracolosa, permettendo l’anno dopo l’arrivo nella massima serie di Diego Armando Maradona.

Della leggenda che si mischia alla storia, senza possibilità di scissione, fanno parte le sigarette da cui non si separava mai, quando ancora si poteva fumarle in panchina, il whisky di accompagnamento al tabacco e il suo cappotto scaramantico. Se Mazzarri nei tempi moderni toglieva la giacca per caricare la squadra, Pesaola indossava un pesante cappotto beige anche nelle giornate più calde, convinto che portasse fortuna. Sono tutti aneddoti in bianco e nero, ricordi di un calcio che non c’è più. Restano ancora vivi però l’amore del Petisso per Napoli, semplificabile in una sua frase che racconta tutta la sua passione per la città: “Sono nato per sbaglio a Buenos Aires”. Bruno Pesaola, l’argentino più napoletano che sia mai sbarcato all’ombra del Vesuvio.

 

di Vincenzo Matino (Twitter: @vincenzomatino)

 

 

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