Il matrimonio del miglior tecnico del Napoli

showtime finale

Ricordandoci per una volta che il calcio è un gioco e dovrebbe rappresentare un’evasione per i tifosi e non il fulcro della loro vita, il film di oggi è una commedia romantica, Il matrimonio del mio migliore amico.

Protagonista una giovane Julia Roberts, convinta del fatto che il suo amico Michael, destinatole per qualche sorta di diritto divino, attenderà in eterno una sua mossa. La realtà però è ben diversa e così Michael, che pur sente un certo legame, si ritrova tra le braccia di Cameron Diaz, che proprio l’ultima arrivata non è.

Come detto, si tratta di una commedia romantica, e dunque ha inizio una vera e propria caccia a Michael, fatta di espedienti sordidi e infime sceneggiate, che si conclude però con la bionda che batte la rossa, la quale si “consola” in un ballo col poco interessato Rupert Everett.

Non sarà di certo la trama più avvincente e intricata di cui si è parlato in questa rubrica, ma in breve questo pare essere il più semplice ed efficace riassunto della situazione nella quale si ritrova il Napoli. Abbiamo avuto a nostra disposizione per un intero anno un tecnico a dir poco appetibile come Rafa Benitez, che per noi ha abbandonato la famiglia, accettato di affrontare mesi di solitudine in un albergo a Castelvolturno e soprattutto tornare in un campionato che lo aveva già bistrattato, e che evidentemente non ha perso il vizio.

Abituato ad altri standard, nel suo piccolo Rafa ha provato ad apportare dei mutamenti radicali in serie A, partendo da Napoli. Il suo pensiero potrebbe essere riassunto in tre punti: il calcio è un gioco e come tale va vissuto, le strutture non sono affatto l’ultima cosa cui pensare, la programmazione è tutto.

Al termine del suo primo anno però non siamo stati in grado di fare nient’altro che sfoderare un insolito orgoglio italico, a protezione di un calcio nostrano che siamo i primi a detestare. La regola però è sempre la stessa, e dunque se certe cose vengono sbraitate in un bar da un gruppo di italiani, si tratta di sacrosanta verità, ma se è uno straniero a osare aprirci gli occhi, allora scattano critiche, contestazioni, fischi indecenti allo stadio e squalifiche.

Il secondo anno invece ha avuto dell’incredibile, arrivando a fischiare l’intera squadra dopo 45′ della prima vera gara stagionale. Il resto viene di conseguenza, con gravi carenze della squadra, incapace a sua volta di rialzarsi del tutto, quando pareva in grado di farlo, anche a causa di un ambiente ostico.

Quell’incompetente di Benitez ha portato a termine due anni senza lasciare nulla. Questa è una frase che avrete sentito in tanti. Oppure, dovrebbe ringraziare Napoli perché quando è venuto qui non aveva offerte, e per lui siamo stati una vetrina. Infine, le sue richieste sono fuori dal mondo e ha sparato in alto per poter avere la scusa per andarsene.

Abbiamo trattato come un reietto un tecnico che, qualora fosse stato assecondato e seguito alla lettera, ci avrebbe portato nel nuovo secolo del calcio europeo. La realtà è che non siamo nient’altro che una Julia Roberts amante delle sceneggiate, messe in atto con urla, strepiti, ritiri forzati e accuse di dolce vita.

Eccoci qui dunque a subire il destino che meritiamo, con Rafa ammaliato da una bionda Cameron Diaz nel fiore dei suoi 25 anni, mentre a noi toccherà gettarci tra le braccia del caro Rupert, che di certo non sarebbe da scartare, se non fosse l’amico gay giunto in nostro soccorso. In pratica un traghettatore utile a farci riprendere dopo i postumi dell’addio, e magari consentirci di riflettere una volta per tutte sul nostro assurdo modo di fare.

di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)

 

 

 

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