PAPALE PAPALE – Che delusione, ma è il momento di rilanciare. Tutti insieme…

Papale Papale by Stefano Tomassetti
Papale Papale by Stefano Tomassetti

 

Se l’hashtag #nonsidorme è stato un piccolo trend topic di stanotte su Twitter, questo dovrebbe dirla lunga sulla delusione enorme provata dai tifosi del Napoli ieri sera. Un dolore atroce, una frustrazione lacerante nel vedere campioni (o quasi) come Higuaìn, Callejòn e compagnia tentare per 90 minuti uno sterile assalto al fortino ucraino. Tutti a casa con la coda fra le gambe, un fallimento che mette in discussione due anni dove comunque ci sarebbe più di qualcosa da salvare. Il Napoli di Rafa Benìtez ha dimostrato di poter mettere in difficoltà chiunque, di poter non solo vincere ma anche convincere se ha la luna dritta. Il problema semmai è quando ha la luna storta. Come ieri, una serata che rischia di lasciare segni molto profondi nel futuro azzurro.

RAFALUTION A META’ – Il dolore penetra nelle ossa, arriva al cervello e annebbia tutto ciò che è stato. La Coppa Italia, la Supercoppa, Wolfsburg e la storica semifinale, insieme a tante altre soddisfazioni. Niente conta più di fronte a questa batosta, una partita emblematica perché ha messo in luce tutti i limiti del Napoli di Benìtez, come mai prima. L’incapacità di aprire difese blindate, la mancanza di personalità nei momenti-chiave, l’indolenza degli elementi più rappresentativi che ieri sembravano aver perso una qualsiasi partita col Chievo Verona. Don Rafa come sempre non ha lasciato trasparire nulla di nulla sul suo futuro, che a questo punto è più nebuloso che mai. Pensare di pancia spingerebbe lui a voler mollare tutto e noi a voler ricominciare da zero, ma magari ragionandoci un attimo potrebbe non essere la soluzione più furba di tutte. Pensateci.

UN CERCHIO DA CHIUDERE – Se Rafa Benìtez andasse via così, con la coda fra le gambe, dopo averci fatto annusare il trionfo ed essere arrivato ad un passo da tutto, a tutti resterebbe solo il ricordo della drammatica serata di Kiev. Non sarebbe salvato neanche il salvabile, avremmo sempre la sensazione di una storia finita a metà, di certo non una storia che lascia il segno sulla pelle. Vale per lui come vale per Higuaìn, Callejòn e tutto il blocco ispanico portato dal tecnico spagnolo. Andar via in questo momento in cui non si è vinto niente sarebbe una sconfitta prima di tutto per loro, che sono i principali responsabili del fallimento. Specialmente il Pipita: di lui ricorderemo i 51 gol fatti in due anni o i 10 sbagliati in due partite col Dnipro? Ci ricorderemo di lui come il campione che ci fa vincere le partite da solo o come quello che da solo ce le fa perdere? Senza un trofeo in tasca non si è veri campioni, e quelli vinti con tanto di galacticos attorno fanno testo solo in parte: così è troppo facile. No, paradossalmente avrebbe avuto più senso con una coppa in bacheca. Questo è il momento di rilanciare, è il momento di restare qui, metterci faccia ed orgoglio e trascinare il Napoli dove meritava di stare. Riflettendo sui propri errori (perché ce ne sono stati, da parte di tutti) e riproponendo una filosofia che ha rischiato di fare la storia del calcio napoletano. Sarebbe un peccato buttare i 99 centesimi per il cent mancante, non credete?

 

Di AntonioPapa (Twitter @antoniopapapapa – ShareSoccer @papalepapale)

 

 

 

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