A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
Come nessuno si aspettava, o forse come nessuno sperava finisse. Napoli-Dnipro è più di una partita: è la fotografia di una stagione. Altalenante, maledetta, esaltante e deprimente. È la fotografia di un Napoli che potrebbe fare, ma non fa, potrebbe dire, ma non dice, potrebbe segnare, ma non segna. Tutto in una partita. Col vantaggio trovato dopo quasi un’ora inguardabile, col pari (e annesso fuorigioco) ucraino che si abbatte sui padroni di casa come uno tsunami inatteso, quelle docce fredde che in campionato si tramutano poi nelle uscite di Palermo, Torino, Empoli e annesse.
MURO UCRAINO – Quello messo su al San Paolo dal Dnipro è un vero e proprio muro. Beato chi lo sgretola, che pare quasi invalicabile. Il Napoli ci prova in avvio con Insigne, ma per due volte è una mossa sbagliata. Può quasi prendere il gol dagli ospiti, e quindi si ritrae lasciando spazio agli altri. Risultato: una partita inguardabile da una parte e dall’altra, con buona pace di chi vorrebbe assistere ad uno spettacolo godibile. No, non ce n’è la possibilità.
Il Dnipro pare aprirsi nella ripresa: il Napoli sfiora almeno cinque volte il gol, ne trova uno con David Lòpez – prima marcatura azzurra per lo spagnolo -, e soprattutto ne incassa uno, che pesa tantissimo in vista del doppio confronto. È una beffa dura per il Napoli, visto che gli ucraini erano alla loro seconda azione del match e che la rete è in palese fuorigioco, ovviamente non notato dal primo assistente di Moen. L’intera direzione arbitrale pare essere poco convincente, ma poi il Napoli non sa in ogni caso rispondere al colpo subito. Gli ultimi 10’ sono un lungo protrarsi fino al fischio finale, con annessi fischi del pubblico del San Paolo che si aspettava tutt’altra serata.
CONTRATTO E RITORNI – Ora la testa va al ritorno del prossimo giovedi e alle possibilità che ha ancora la squadra di potersi giocare l’accesso a Varsavia. Sarà dura, durissima viste anche le qualità difensive della squadra avversaria, ma in un faccia a faccia all’ultimo sangue la qualità del Napoli potrebbe venire fuori. Nulla è ancora perduto, ma preoccupa ancora una volta la prestazione di una squadra che viene meno mentalmente nel momento più importante della propria stagione.
Il contratto di Benitez, il mercato, il futuro, le beghe societarie e le preoccupazioni di campionato, saranno argomenti da mettere in archivio almeno per la prossima decade: all’orizzonte c’è un muro da superare, un avversario da battere e una finale da conquistare.
Benitez voleva fare la storia: ha ancora 90 minuti per scrivere il (quasi) finale perfetto.
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