Vincere e convincere. Non è mai stata una cosa facile né obbligatoria. Ma il Napoli ha messo d’accordo tutti, stavolta. Prestazione senza diritto di replica quella dei ragazzi scatenati di Benitez, letteralmente trascinati da un sontuoso Gonzalo Higuain; al momento fra i più forti attaccanti d’Europa. Ma la partita contro la Samp è stata soprattutto la partita di Lorenzo Insigne: un po’ per la fascia, un po’ per il gol, ma soprattutto per quelle lacrime.
Lacrime che sanciscono la fine definitiva del calvario di Lorenzo, durato per troppo tempo e che lascia parecchi rimpianti a Benitez e ai tifosi. Difficilmente si è visto un calciatore subito in palla dopo un infortunio simile. Il baricentro basso lo ha aiutato nel recupero lampo, la voglia di non farsi aspettare troppo la chiave per ripartire. Benitez lo lancia dal primo minuto come a Cagliari; e con Hamsik in panchina e Maggio squalificato, non può che essere lui ad indossare la fascia da capitano. Da leader vero in campo si fa sentire, e della sua presenza ne beneficia tutta la squadra. Nel primo tempo lascia il proscenio a Gabbiadini e Higuaìn, ma poi nel secondo decide di lasciare il segno: intercetta uno scialbo passaggio di De Silvestri, si porta avanti accarezzando il pallone con i consueti ed elegantissimi tocchi d’esterno per poi mettere il mirino nell’angolino basso alla sinistra di Viviano.
L’esultanza, poi, di quelle speciali; un’esultanza che regala nuove speranze a chi crede che calcio e sentimenti possano ancora coesistere. A chi crede ancora nelle favole: e questa è la favola di Lorenzo Insigne, il folletto azzurro che si è sbarazzato della sfortuna con la massima abnegazione.
E’ la favola del Napoli: restano sei finali da giocare; vincerle tutte significherebbe mettere in tasca il terzo posto e dunque la Champions. Senza dimenticare l‘Europa League, sicuramente alla portata.
Per uno storico lieto fine.
di Pasquale La Ragione (twitter: @pasqlaragione)