“Gli abitanti di quei continenti sono dei non progrediti, questi sono dei regrediti.” Pizzinelli.
In campo, undici contro undici, sport e spettacolo.
Obiettivo comune vincere.
Dovrebbe essere questo il senso profondo e meraviglioso del calcio.
Ma in quel lontano 1962, tra Cile ed Italia, in campo si svolse “La Battaglia di Santiago”.
Giornalisti italiani fomentarono il popolo cileno con articoli al limite del vergognoso.
Il Paese che ospitava i Mondiali, devastato da un sisma e alla ricerca disperata di una rinascita, gratuitamente bersagliato.
Ed è in campo che cercarono la rivincita.
Ad appena 7′ dall’avvio ci pensa Landa, che entra in scivolata su Ferrini, che reagisce.
Scelta errata. La reazione del calciatore azzurro si conclude con un pugno in pieno viso e setto nasale deviato.
In soccorso di Landa arriva lui, Lionel Sanchez.
Lionel era figlio di un ex campione di pugilato e, sulla scia del compagno di squadra, con il naso spaccato si ritrova anche Maschio.
Si gioca in dieci. Ferrini per aver reagito al cazzotto viene espulso, mentre in campo la rissa continua senza tregua.
Si gioca tra spintoni, gomitate e calci fino al 38′. A poco meno di 10′ dal termine si consuma una battaglia senza precedenti.
Il pugile/calciatore Sanchez stende con un gancio David, che reagisce e viene espulso.
La partita, sul 2-0 per i padroni di casa, termina con un terreno di gioco intriso di sangue e forze dell’ordine cilene, che provano con ogni mezzo a fermare i calciatori. Tutto però sembra inutile.
Il ring è affollato e dagli spalti i tifosi cileni inneggiano alla rissa, e gli italiani non fanno retromarcia.
Aston, l’arbitro designato per il match, ha letteralmente perso il controllo della situazione.
Solo diversi anni dopo in un’intervista rivelò quello che vide durante quella partita e sentenziò: “Fu un’autentica caccia all’uomo, non una partita di calcio. Volevo sospendere l’incontro, ma durante l’intervallo venni convinto a finire la partita a qualunque costo. Quei 70 mila tifosi potevano trasformarsi in una catastrofe. Il guardalinee messicano mi riferì dei pugni a Sanchez e Maschio, ma dovetti far finta di nulla.”
Miglior calciatore nella storia del suo paese, centrocampista con il fiuto del gol e con un sinistro d’eccezione.
Il Milan aveva provato ogni strada per riuscire ad acquistarlo ma Sanchez non lasciò mai il suo paese.
In Nazionale con 84 presenze segnò 37 reti, entrando nel Guinness dei primati come il più falloso e più pericoloso dei suoi tempi, senza mai ricevere un cartellino rosso.
Le ammonizioni bastavano per accendere la sua ira e gli arbitri non osavano punirlo per evitare reazioni violente.
Alla veneranda età di 80 anni, arzillo e pimpante, non segue altra squadra se non la Nazionale Cilena.
Ancora non mi è chiaro però se quella calcistica o quella di boxe.
Saranno anche dei campioni, ma di fair play e di spirito agonistico non ne conoscono le fondamenta e il valore.
…. Stay Tuned!!! Un folle si nasconde dietro sguardi decisi ed aspetto da duro.
Di Anna Ciccarelli