La squadra azzurra di Benitez si stringe in un abbraccio collettivo
Il ritiro imposto dal Presidente ha sortito l’effetto desiderato, oppure si è semplicemente deciso di combattere a testa alta per portare a casa il risultato.
La Viola di Montella, reduce della sconfitta contro la Vecchia Signora, non ha reagito.
Si è lasciata trascinare dal Napoli, assuefatta dal clima primaverile e dal ruggito del San Paolo, semi-deserto.
Le due sconfitte contro le squadre romane hanno creato delle vere e proprie fazioni.
I seguaci di Benitez, gli accusatori di De Laurentiis, i nemici degli azzurri.
Troppe voci, troppe polemiche e poco amore. L’astio è destabilizzante, le accuse sono inutili ed il campionato non è ancora finito.
Meno una e tre punti in più in classifica.
Non è la vittoria delle gambe, ma delle teste. Hanno vinto la voglia, la testardaggine, la caparbietà e la ca*****a.
“Maggio merita il rinnovo. Lo merita per l’impegno e la dedizione verso i colori azzurri. Un anno di rinnovo, panchina e partite semplici.” sentenzia Annita.
E’ la partita di Mertens, della voglia di riscatto di Higuain, della squadra che punta a riaprire i giochi per provare a combattere fino alla fine.
Si piange quando si perde, come sugli spalti dopo la disfatta contro la Lazio.
Si piange quando si vince e si piange ancora più forte se ad aprire le marcature è un belga napoletano.
Dries Mertens segna ed Elisa scoppia in un pianto dirotto. “Campione, questo ragazzo è un campione. L’unico che non molla mai, che copre il campo, che corre, crossa e regala emozioni uniche.”
A piangere oggi, come mercoledì, non è la sola.
Dalle lacrime della sconfitta per una delusione cocente alle lacrime di liberazione per Marek Hamsik.
Dategli lo spazio che merita, non manovrate le sue mosse come fosse un burattino e lui dribbla, crossa, spazia e segna.
Precisione, concentrazione e lucidità, accarezza la sfera e la rete si gonfia.
Terza prestazione consecutiva senza sbavature per Insigne. Salta l’uomo, crea l’azione, sposta il baricentro ed è una manna dal cielo.
Del suo rientro ne giova soprattutto Callejon.
Lo scugnizzo azzurro torna e lo spagnolo si sveglia dal letargo.
Tre reti alla Fiorentina, tre punti per la classifica e per il morale.
Il momentaneo quarto posto non è una certezza, le inseguitrici non mollano la presa mentre la Lazio punta alla qualificazione diretta in Champions, per la felicità di Lotito e del suo tesoretto.
L’Europa League è difficile ma non impossibile.
In Europa serve questo Napoli, arricchito di ingegno e di completa lucidità.
Impavidi e guerrieri, scaltri e vogliosi per centrare un obiettivo in quest’annata deludente.
Andujar nelle vesti del Cavaliere oscuro che si allontana dai pali e manovra la difesa.
Il ritiro, forzato o punitivo, tanto lontano dalle ideologie internazionali del Mister, ha dato ragione al Presidente.
I giovani azzurri continuano la reclusione e con essa il silenzio stampa.
Eppure, osservando questo Napoli, sarebbero bastate scelte e cambi differenti.
Contro la Lazio, un Zuniga in più ed un Insigne prima avrebbero dato un assetto differente alla staticità dilagante.
Ma il passato, recente o remoto, non può essere cambiato. Quanto invece si può fare adesso.
Il Campionato non è finito e l’Europa League è una corsa che possiamo vincere.
di Anna Ciccarelli
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