Il Napoli e il suo capitano Hamsik sono giunti al capolinea? La risposta a questa domanda probabilmente è sconosciuta perfino ai diretti interessati, ma di certo quest’estate si andrà a caccia di rassicurazioni e chiarimenti.
A rendere palese la tensione che per ora Marek non ha mai espresso in alcuna intervista o gesto sul campo, ma che in città è fonte di polemiche già da tempo, ci ha pensato uno dei due procuratori dello slovacco, Juraj Venglos: “Non so perché Benitez lo sostituisca sempre. Per dare il meglio si deve raggiungere la migliore forma fisica, e per questo serve giocare di più, e sinceramente non so perché questo non stia accadendo. Non posso parlare di futuro, perché ancora non si conosce neanche quello del Napoli. Una volta capito cosa accadrà alla società, potremo discutere della situazione“.
Sorprende che a sottolineare un certo stupore e malessere sia stato proprio Venglos, che dei due procuratori di Marek è di certo quello più “silenzioso” e meno volto al cambio continuo di casacca del suo assistito. Il capitano azzurro non è mai stato un vero e proprio uomo mercato, eccezion fatta per l’estate in cui le attenzioni del Milan non lo vestirono quasi di rossonero, proprio per il suo grane amore per città, squadra e piazza. A gennaio aveva perfino fatto gettare la spugna a Mino Raiola, il quale di lui disse: “Si è seduto, così come l’ambiente. E’ saturo e non ha più stimoli. Io però non ho continuato il lavoro con lui perché abbiamo filosofie diverse. Io ero cattolico e lui protestante”.
Si tratta di segnali contrastanti che porterebbero a pensare che le parole di Venglos siano figlie del momento, e che col tempo, magari superato questo anno annus horribilis per l’intera squadra, si potrà riprendere da dove interrotto, ovvero da quell’infortunio nel primo anno di gestione Benitez, quando ancora nessuno aveva da ridire sulla nuova posizione scelta dallo spagnolo, fin tanto che arrivavano i soliti gol.
LE RESPONSABILITA’ DI BENITEZ
L’arrivo di Benitez per alcuni senatori azzurri è stato traumatico. Sono stati messi tutti sotto esame, e chi prima chi dopo sono risultati insufficienti per il gioco desiderato dallo spagnolo. Tanti gli acquisti e le partenze, ma tra gli addii non è rientrato, e non è mai stato preso in considerazione, quello di Marek Hamsik.
Come detto, i gol da principio sono arrivati com’è normale che accadesse per un giocatore del livello dello slovacco, ma l’infortunio che lo ha colpito e la nuova posizione scelta per lui dal tecnico hanno reso la coesistenza dei due sempre più difficile. Il punto forte di Marek erano gli inserimenti, e nei mesi lentamente questi sono quasi del tutto spariti. Chi entra in area, eccezion fatta di Higuain, ricopre il ruolo di esterno, e così Marek si è ritrovato costretto tra l’inconscia voglia di fare ciò che per anni è stato il suo lavoro e le nuove richieste di Rafa.
Lo spagnolo ha portato a Napoli un gioco propositivo, ma soprattutto la mentalità europea di gestire una gara e non subirla per poi ripartire in contropiede. Questo secondo anno è nato storto, a causa del mondiale e della disfatta di Bilbao, ma il tecnico ha commesso l’errore di non tentare neanche di adattare i propri schemi ai giocatori di qualità in rosa, ottenendo come risultato circa 15 reti in meno, per differenti motivi, dalla coppia Insigne-Hamsik.
GLI ERRORI DI MAREK
Fin dai primi tempi in azzurro, Marek ha potuto giocare sulle ali dell’entusiasmo. La sua giovane età all’arrivo gli ha consentito di sfornare prestazioni ottime dinanzi a un pubblico decisamente caldo, senza sentirne mai realmente il contraccolpo. I gol, l’affetto e le grandi prestazioni personali e di gruppo hanno poi fatto il resto, facendo dello slovacco un uomo simbolo. Con Benitez per la prima volta qualcuno lo ha rimosso dal piedistallo sul quale meritava ampiamente di stare, per metterlo in dubbio, analizzarlo nel profondo e adattarlo alle proprie credenze.
Sono così ben presto iniziati i primi dubbi, sia nel giocatore che nella piazza, e a un anno di distanza l’implacabile piazza azzurra pare aver esaurito il credito accordato al capitano, ostinandosi a vedere costantemente prestazioni negative, anche quando ciò non era vero, soltanto perché continuava a latitare il gol. In questo lungo periodo Marek è stato chiamato a mostrare carattere, a reagire a tecnico, stampa e a quel maledetto nuovo ruolo, che ormai però potrebbe aver anche assimilato.
E’ mancata da parte sua una vera e propria reazione, e così rapidamente si è lasciato trascinare a fondo dal limbo che è questa stagione. Le panchine pesano ma lui non fa polemica, ma è arrivato il momento che si rimetta in piedi e torni a fare la differenza.
IL FUTURO? PIU’ SLOVACCO CHE SPAGNOLO
Quasi scontato che si parli di cessione, di dubbi suoi e interessi di mercato altrui, ma i tanti anni in azzurro, l’affetto del tifo più caldo e le sue continue dichiarazioni d’amore alla città: “Ormai mi sento un po’ napoletano, soprattutto a tavola. Napoli è la mia seconda casa“, fanno di Benitez il maggior indiziato a perdere quella che molti descrivono come lotta intestina. Continuare col progetto europeo di Rafa di certo non potrebbe che far bene al club, che grazie a lui ha attirato l’attenzione di campioni come Higuain, ma se una partenza sarà inevitabile, allora le quote sono di certo in favore dello spagnolo. A quel punto sarà solo il tempo a poter dimostrare che il vero Marekiaro sia stato celato unicamente da un modulo scomodo.
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)