Così non va, in caduta libera. Il Napoli ha perso la benzina, le ali, la propulsione, da più di un mese ormai.
Ed anche con la Lazio s’è visto il fantasma di quella squadra che aveva fatto ben sperare a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno.
Una partita spenta, a ritmi bassi e in cui il Napoli non ha saputo far male, pur potendo contare su occasioni importanti.
Agli avversari è bastato un episodio e il copione è quello già visto più volte: partita mediocre, errori sotto porta, errore difensivo. Sconfitta.
PECCATI DI GOL – Il Napoli non sa più segnare: anche ieri, come a Roma, nessun gol nonostante qualche ghiotta palla davanti al portiere avversario. Benitez ha provato e riprovato, cambiato ruoli e posizioni, fatto rifiatare qualcuno per poi impiegarlo a partita in corso. Nulla da fare.
La squadra di Rafa sembra avere le polveri bagnate, anzi inzuppate d’acqua. Higuain sbaglia l’impossibile, Gabbiadini si ferma sul palo, Mertens e Callejòn sono ormai i parenti di quelli visti la scorsa stagione.
Tutto un problema di gol?
Sembrerebbe di si, perché i gol subiti non sono più di quelli che il Napoli ha sempre subito.
Ma si è rotto qualcosa: tra la squadra e l’allenatore, la squadra e la società, la squadra e la tifoseria, la squadra e la squadra stessa.
Il Napoli ha oggi tre corpi: un gruppo di calciatori che va dove capita, un allenatore che ha perso le redini, una tifoseria che sembra lontana parente di quella che ha fatto diventare città e squadra famose in tutto il mondo.
Rafa ha chiesto scusa a giornalisti e tifosi nel post-gara, ma dovrebbe prima chiedere scusa a se stesso, e provare a salvare il salvabile di un’annata nata male e che rischia di finire peggio.
RITIRO PUNITIVO – Ed è proprio il post-gara che ha aperto gli occhi a tutti.
De Laurentiis è sceso – finalmente? – in campo in prima persona per riprendersi la sua squadra. Come un timoniere con il mare mosso ha cercato una virata che potesse sistemare le cose.
“Da stasera, tutti in ritiro”, ha tuonato, e il Napoli non ha potuto dire di no. Come potrebbe? Anche Rafa, che di aziendalista e di italiano non ha veramente nulla, da sempre contrario alla pratica dei ritiri punitivi, ha dovuto abbassare il capo.
Il lavoro è l’unica strada. Si, ma non solo quello delle gambe, anche quello della testa sarà importante.
Il Napoli non ha più una strada da percorrere, e l’unica colpa dell’allenatore è aver preso sotto gamba la questione contrattuale.
Rinnovo si-rinnovo no, sapevamo che alla lunga avrebbe dato problemi.
La sensazione è che si è giunti alla fine di un ciclo; un ciclo che prometteva ostriche e champagne, ma che ala fine ha riservato un antipasto all’italiana abbondante che ha saputo saziare chi si accontentava.
Il cameriere, però, ora ha portato il conto.
Bisogna capire chi pagherà.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)