Lo state massacrando, va bene che siamo quelli dello “scurdammece o passato” ma ci avete messo davvero poco a destituire uno che qualche mese fa vi sembrava George Best. Lo avete osannato come il nuovo prototipo dell’attaccante moderno, crocifiggendo chi dall’altro lato si faceva un mazzo così e non la buttava mai dentro. Poi all’improvviso quell’altro si è fatto male ed è cambiata tutta la scena. Dall’altare alla polvere in pochi mesi, come se insieme a Lorenzo Insigne si fosse infortunato anche lui, Josè Maria Callejòn. Ma non è che forse quell’evento c’entra davvero qualcosa?
L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI LORENZO – Maledetto quel 9 novembre, quando Insigne a Firenze mette male quel piede e si spacca il crociato. Sembra facile cambiare gli uomini in campo come fossero figurine, invece dietro ci sono dinamiche molto più complesse. Lorenzo non era solo il titolare della fascia sinistra del Napoli, non era neppure solo quello che aveva il piedino per gli assist. No, Lorenzo era quello che macinava chilometri e spostava l’equilibrio anche sulla destra, dove c’era quello là, lo spagnolo che ogni pallone lo buttava dentro anche ad occhi chiusi. E grazie, faceva di fatto la seconda punta e aveva la lucidità per mirare e sparare come il gran cecchino che è. Badate bene: lo è, non lo era. Basta metterlo nelle condizioni giuste.
DA QUANDO INSIGNE NON GIOCA PIU’ – Da quel maledetto 9 novembre Josè Callejòn non segna più un gol, salvo quella parentesi col Cesena (4-1) che vabbè. In questi mesi si sono fatte le ipotesi più disparate, dai problemi personali ai problemi con l’allenatore, passando naturalmente per le immancabili voci di mercato Napoli. Ha già firmato con l’Atletico, ha già la testa altrove. Basta grattare la superficie e guardarlo meglio, osservarne i movimenti e raffrontarli con quelli prima del 9 novembre. Mertens non è Insigne, tantomeno lo sono De Guzman e Gabbiadini. Giocano in maniera diversa e quindi a sacrificarsi deve essere Josè, che per vocazione e caratteristiche è il più portato a sgobbare. I moduletti che leggete sui giornali sono sempre gli stessi ma in campo il modo di giocare è cambiato, e pure parecchio. Callejòn sta facendo il tornante, sotto la porta ci arriva meno e quando ci arriva di sicuro non è lucido come prima. Come era per Insigne, che ha dovuto farsi male per poter scendere dalla croce. E secondo voi i farisei potevano mai lasciarla vuota poi? No, ce ne voleva per forza un altro.
DA ALIENO AD ALIENATO – Basta sfogliare le pagelle di tanti esperti per capire la parabola di Callejòn, almeno nelle opinioni della gente. Un calo costante e anche abbastanza rapido, dai voti altissimi alle insufficienze, un calo coinciso ovviamente col digiuno di gol, manco fosse Pippo Inzaghi. Certo, lui ci ha messo del suo, perché comunque le prestazioni non sono state mai più esaltanti e il calo effettivamente c’è stato, non grave come direbbero gli analisti ma c’è stato. Una situazione scomoda che il calciatore sente particolarmente, non è sereno e in campo si vede. Magari il ritorno di Insigne coinciderà col suo ritorno al gol, così magari si capirà pure che la croce non serve più e che qualcuno ha preso una bella cantonata. Anzi, due…
Di AntonioPapa (Twitter @antoniopapapapa – ShareSoccer @papalepapale)