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COLPI DI JENIUS – Gli oriundi distruggeranno le Nazionali. Buon per noi, che non dovremo vederle più

 

Nella settimana che ruba spazio al campionato, tema principale dei calciofili di mezzo mondo sono sicuramente le nazionali. Oggetto tanto amato quanto mal sopportato dal cuore degli appassionati, motivo di rivincita in afose estati di numero pari e di discussione durante la stagione.
L’argomento più importante della settimana, prima ancora del “caso Marchisio” con “infortunio si/infortunio no” per il centrocampista della nazionale italiana e della Juventus, è sicuramente quello legato alla presenza dei cosiddetti ‘oriundi’, quei giocatori che di italiano non hanno nulla – se non una paventata discendenza, lontana nel tempo e nello spazio – ma che difendono i colori azzurri.

 

LA GLOBALIZZAZIONE – Non accade solo in Italia, chiariamolo. Il fenomeno stranieri in nazionale è ormai diffuso a tutte le latitudini, ma ha preso piede soprattutto in Europa.
Basti pensare alla nazionale tedesca, campione del mondo la scorsa estate in Brasile, l’esempio più chiaro di globalizzazione pallonara: quanti tedeschi effettivi erano presenti in rosa? Pochi, pochissimi. E pochissimi soprattutto in campo.
I campioni del mondo erano un mix di polacchi, turchi, africani, tutti naturalizzati sotto il segno della Merkel. In Brasile è andata bene, ricevendo i complimenti di tutti, ma dietro il fenomeno Germania le altre nazionali non staranno mica a guardare.
Così anche l’Italia si attrezza: nell’estate del 2006, quella del trionfo mondiale (proprio in Germania) c’era Camoranesi, argentino con nonni italiani, oggi spazio a Franco Vazquez, nome italico ma sangue chiaramente argentino. E poi Eder, uno che di tricolore non ha assolutamente nulla, ma che è da dieci anni nel nostro Paese.
A cosa serve tutto ciò?

 

ADDIO ALLE NAZIONALI – Servirà a cancellare – o quantomeno stravolgere – il concetto delle nazionali.
Un contenitore ormai vuoto di informazioni e di significato. Mettete Italia-Germania del ’70, con italiani e tedeschi, e un’ipotetica Italia-Germania di oggi: brasiliani, polacchi, nordafricani, argentini e turchi. E poi, forse, qualche italiano e tedesco.
Il discorso non vuole essere classista, perché nel 2015 essere contro-globalizzazione è pura utopia che a nulla serve, ma le regole oggi in vigore distruggeranno le nazionali da qui a pochi anni se non dovessero cambiare.
E allora ci ritroveremo in Qatar, nel 2022, con squadre che di ‘nazionale’ hanno davvero poco.
Prendere spunto per un ammodernamento del sistema e del codice è possibile, per rivedere a largo raggio quel sistema di Nazionali, Mondiali, Europei che comincia a fare acqua da tutte le parti.
Buon per noi, che forse potremo goderci meno soste per la nazionale e più spettacolo in estate.
Qualcuno raccoglierà il nostro invito?

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius)

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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