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COLPO DI TACCO – God Bless you, Paul Gascoigne

 

“Non c’è niente di cattivo in lui. Ci sono un sacco di parti pazze, ma non una sola cattiva. Ha sempre combattuto contro i demoni che ha dentro. Quei demoni hanno fatto di lui un ottimo giocatore, ma hanno anche causato un sacco di guai fuori dal campo.” – Brian Laudrup

Una vita di corsa, in continua lotta contro se stesso.

Paul Gascoigne, aveva un solo nemico, la paura di non essere all’altezza.

Un animo nobile, nascosto dietro le sue dipendenze. Dall’alcol alla droga, con la continua certezza, di venirne fuori, presto e senza aiuto.

Ma negli anni, hanno segnato il suo cammino, la sua carriera. Un calciatore esemplare, altruista e dotato, nonostante il suo aspetto goffo, un vero campione.

I problemi arrivano presto, si nascondono dietro la fama ed il successo, ma hanno radici profonde.

All’età di 11 anni, perde il suo migliore amico. Un autobus lo investe davanti ai suoi occhi.

Parenti, amici, calciatori perdono la vita e la sua impotenza nel fermare la morte, lo insegue come un fantasma, dal quale non è mai riuscito a liberarsi.

Sarà la morte del padre, alla quale assiste inerme, da solo in casa, a danneggiarlo a livello psichico.

I tic, le paranoie, la fobia del numero 5 e del buio. Un uomo, grande e grosso, con le fragilità di un bambino.

Trova nel calcio, una vita di uscita, momentanea. Indossa la maglia della Nazionale Inglese e quelle di diversi club in Inghilterra, Scozia e Italia.

Nella Lazio, il suo rapporto con l’allenatore Dino Zoff, non era idilliaco. Dotato di scarso buonsenso e disciplina. Durante un ritiro, fece perdere le sue tracce. Al mattino, si presenta nella sala del ristorante, completamente nudo. Si avvicina al Mister, con aria spavalda :“Ho saputo che mi cercava e che era urgente. Non ho avuto il tempo di vestirmi.” Arrabbiarsi era impensabile, la sua faccia da clown cancellava i rimproveri.

Ed è proprio da colpi di testa come quello, che è nata una lista delle sue Gazzate, dal soprannome che gli fu attributo, Gazza appunto.

Da Gattuso a Best, dai giornalisti ai compagni di squadra. Ognuno aveva un ricordo di Paul, legato ai suoi colpi di testa.

Lazio – Juventus, in tribuna per infortunio, gli si avvicinano giornalisti e tifosi. Foto, autografi e domande alle quali risponde con un sonoro rutto, che zittisce tutti quelli che gli erano intorno.

La società lo multa e lo lascia in tribuna per 5 giornate.

Nel 1992, alla vigilia della qualificazione mondiale contro la Norvegia, un inconsapevole cronista locale gli chiede, di lasciare un messaggio ai tifosi norvegesi. Senza scomporsi, sorride alla telecamera e per due volte, li saluta cosi :“Fuck off Norway!”

Durante una partita dei Rangers, l’arbitro Smith sta per ammonirlo ma gli cade il cartellino. Gascoigne lo raccoglie, alza il braccio, ed ammonisce l’arbitro, che senza scomporsi trasforma il giallo in rosso ed in due giornate di squalifica.

Ma come ogni storia che si rispetti, un uomo rude nasconde un gran cuore. Beneficenza, aiuti ai senzatetto, donazioni per i centri riabilitativi che l’hanno accolto e regali a compagni di squadra, dirigenti, allenatori.

Ne sa qualcosa, un giovane Di Vaio, appena 17enne a spasso con Gazza. In una vetrina, un cellulare e l’impossibilità di acquistarlo. Il giorno dopo, Gazza, glielo regala.

Amato e sostenuto dai suoi tifosi, sia nel Regno Unito che in Italia. Deriso e beffato dalle tifoserie avversarie per il suo aspetto, non certo longilineo. Gli lanciavano di tutto in campo. Merendine, cioccolate, caramelle che lui scartava ed ingurgitava durante le partite.

Le stesse partite, che milioni di volte, ha giocato sotto l’effetto di droghe ed alcol.

Centri riabilitativi, ospedali, strutture psichiatriche ed addirittura la prigione. Le ha viste tutte e tutte le volte che ne usciva, vivo, giurava che avrebbe smesso, si certo smesso, fino alla volta successiva.

Ricoverato d’urgenza per un’ulcera perforata, resta in ospedale per giorni. Gli amici più stretti fanno una colletta per pagargli le cure.

Dimesso, viene intervistato da una tv londinese, ammette i suoi problemi, cerca aiuto e chiede un sostegno economico. Aveva sperperato il suo capitale in alcol, droga, donne e promette che non tornerà a bere, non vuole finire come George Best.

Promessa da marinaio.

Il calcio lo abbandona cosi come come lui l’aveva abbandonato.

Infortuni e negligenze lo tengono fuori anche dalla Nazionale Inglese.

Dolori e delusioni che si sommano. La famiglia ne perde le tracce e viene ritrovato in un ospedale pubblico, per tentato suicidio.

In campo non era un violento. Strizzate di organi genitali maschili da parte di Jones Vinnie, al quale fece recapitare negli spogliatoi una rosa rossa ed entrate assassine che avevano finito per infortunare lui, non era un macellaio in campo ma un masochista ed autolesionista.

Se gli avessero dato l’aiuto che meritava e fosse stato seguito da esperti di problemi mentali, forse non avrebbe commesso cosi tanti errori.

Ci si ricorda comunque di lui e delle sue mancate possibilità.

Il denaro ed il successo e le due facce della stessa medaglia. Se non si è nelle capacità di gestirli, si finisce per esserne travolti.

Sta cercando di riprendersi e di godersi la vita in tranquillità, cosi si narra, anche se non si è certi della sua completa guarigione.

Ma nonostante gli errori e le tue fragilità , God Bless you Gazza.

… Stay Tuned!!! Torno presto e a gamba tesa.

Di Anna Ciccarelli

Anna Ciccarelli

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Anna Ciccarelli

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