Il pensiero di molti, a casa, dev’essere corso subito lì. A quel novembre del 1990, a quel rigore sbagliato da chi di solito non ha mai sbagliato, a quella eliminazione europea subita nel freddo di Mosca.
Sono passati (quasi) 25 anni da quel giorno, eppure nella testa dei tifosi che possono permetterselo, quella partita in casa dello Spartak Mosca appartiene ancora ai ricordi più vividi. Il giusto tramite per cercare oggi, ad un quarto di secolo di distanza, la giusta vendetta.
RIGORE D’ADDIO – Il Napoli di 25 anni fa era alla fine di un ciclo: due scudetti, qualche coppa, la UEFA vinta un anno prima. La squadra che era stata per anni di Maradona e Careca stava per affrontare il fisiologico ciclo di ricambio che tutti nello sport devono affrontare.
La dirigenza azzurra, però, quel ricambio non seppe affrontarlo, e di lì a pochi anni il Napoli passò da campione d’Italia a squadra in difficoltà. Errori gestionali sfociati poi, a distanza di un decennio, nel fallimento che tutti ricordiamo.
La parola fine all’esperienza di Diego in azzurro fu proprio la partita di Mosca. Le chiacchiere e le difficoltà trovarono il loro capolinea sul rigore sbagliato che concesse la vittoria ai padroni di casa e rispedì al mittente le ambizioni napoletane. Oggi, a distanza di troppi anni, chi riscatterà l’argentino più famoso di Napoli?
VENGANZA – La chiama così, Rafa Benitez. La venganza, la vendetta. Una vendetta che va servita fredda. E dopo 25 anni il freddo avanza. Soprattutto nelle campagne di Russia, dove l’aria gelida accompagnerà il Napoli contro la Dinamo, stavolta. Ma la città è quella e i ricordi non sono piacevoli.
A distanza di troppo tempo il Napoli fa tappa nella capitale russa e stavolta vuole riprendersi quelli che i cavalieri azzurri del ciclo più vittorioso di sempre hanno lasciato per strada.
Magari con un rigore, magari con una giocata di Gonzalo Higuain, il successore naturale di Diego per qualità, leadership, nazionalità.
Il calcio è cambiato in 25 anni, è vero, ma non è poi stato stravolto: due squadre ed un pallone, e una sola che alla fine vince.
Rafa come Napoleone in Russia, il Pipita per proseguire il sogno interrotto a quelle latitudini dal più grande degli argentini.
E quella vendetta da servire fredda che grida ancora giustizia.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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