Gargano onnipresente, Andujar l’uomo giusto al momento giusto. E poi c’è lui, Zapata detto Duván, il gigante buono: centottantasei centimetri di pura potenza, buttarlo giù è praticamente impossibile. I difensori avversari, a turno, provano a fermarlo con vari tentativi di placcaggio rugbistico: ma è tutto inutile. Il colombiano li porta a spasso, manco fossero buste della spesa. E segna, tanto: quattro gol nelle quattro partite giocate da titolare in questa stagione, sette complessivi. Una rete ogni 81 minuti, meglio anche di Lionel Messi.
Grandi numeri, straordinari. Soprattutto per uno che davanti a sé ha un certo Higuaìn. L’argentino, però, contro il Sassuolo è squalificato. E che problema c’è? Benitez si affida a Duván, senza batter ciglio. E’ lui a guidare l’attacco azzurro contro i temibili neroverdi, che per tutto il primo tempo tengono il pallino del gioco. Il Napoli tentenna, studia un modo per colpire. E il gigante è lì, punto di riferimento per i compagni. Sgraziato, goffo, maledettamente concreto. Il gol arriva in maniera rocambolesca, assistito da un’abbondante porzione di fattore C, ma è tutto suo. Lo voleva e l’ha ottenuto, con rabbia e cattiveria agonistica al punto giusto. Ci mette del suo anche nel raddoppio di Hamsik che chiude definitivamente i giochi.
Squadra sottotono, forse stanca dopo le – relative – fatiche di Coppa. Ma è una squadra che vince, che porta a casa tre punti fondamentali e vola ad un passo dalla Roma. Il secondo posto, qualche mese fa irraggiungibile, è lì, a portata di mano. Il Napoli deve crederci, veemente e cattivo. Proprio come Duván.
di Pasquale La Ragione (twitter: @pasqlaragione)