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#AMENTEFREDDA – Marek come Munch e l’esperienza di Andujar: il Napoli è finalmente una squadra

 

Il campionato del Napoli (ri)comincia a febbraio.
Si, perché dopo mesi di difficoltà, e una lunga rimonta, gli azzurri possono tornare finalmente ad avere obiettivi concreti anche dentro dai confini nazionali.
Non che il terzo posto fosse già certo senza giocare, ma la differenza tra la squadra di Benitez e le altre pretendenti si intuisce solo vedendo le squadre in campo.
La vittoria col Sassuolo certifica tutti i miglioramenti di un gruppo che può ancora incappare in episodiche partite negative – come quella di Palermo -, ma sa anche rialzarsi con la maturità di chi da due anni lavora concretamente ad un progetto che non meriterebbe fine.

 

L’URLO DI MAREK – Come un moderno Munch, anche Marek Hamsik nella vita ha deciso di fare l’artista. Non dipinge, o forse si. In effetti cos’altro sarebbero i suoi piedi, se non pennelli che disegnano le giuste geometrie? Cos’altro sarebbero le sue giocate e i suoi gol, se non piccoli grandi capolavori di arte contemporanea?
Si è assentato per un anno e mezzo, lo slovacco, ma da qualche tempo ha deciso di tornare in auge e riprendersi il ‘suo’ Napoli.
La sua rinascita coincide con il miglior momento degli azzurri. E per chi crede poco al caso, la motivazione è tutta lì, palese e accessibile a chi del Napoli segue le alterne vicende.
Hamsik è entrato nel gioco di Rafa Benitez, ha smesso di travestirsi da trequartista per cominciare ad essere quello che è sempre stato: leader. Silente si, perché chi ha la sua classe lascia parlare i piedi e tanto basta.
L’urlo alla Curva, l’abbraccio ad Insigne dopo il gol, i segnali più belli della notte di Fuorigrotta.
S’è ripreso la squadra nella notte in cui tornava a casa l’ex capitano. E anche questa, forse, non è una coincidenza.

 

FEELING ANDUJAR – Tra le tante cose buone viste ieri, come non menzionare Mariano Andujar? L’argentino, insieme con Duvàn, è stato tra i più positivi del match perché decisivo quando occorreva.
Non tantissimi interventi, ma sempre puliti e senza rischi, a certificare che poi l’esperienza paga, anche se le qualità possono essere le stesse del più giovane Rafael.
Non conviene un paragone fra i due: esperienze e dati anagrafici troppo diversi per metterli a confronto. Ma Rafa Benitez – e il Napoli – sa che, in caso di necessità, c’è un portiere forte e già pronto su cui puntare.
La parata sul tiro di Magnanelli, ringraziamento stilistico per fotografi e cameramen, il sigillo alla buona prestazione; il San Paolo, che sa essere tanto spietato quanto cordiale, pare averlo eletto a nuovo beniamino.

 

Il Napoli è tornato così ad essere squadra; di quell’accozzaglia di giocatori che hanno chiuso in altalena il 2014, pare non esserci più traccia.
Nel nuovo anno gli azzurri hanno sbagliato poco: la gara con la Juve, poi quella di Palermo, ma in un bilancio assolutamente positivo nel quadro generale.
Con il secondo posto a tre punti, gli ottavi di Europa League dietro l’angolo e ancora tre mesi pieni da giocare col piglio dei protagonisti.
Il campionato del Napoli (ri)comincia a febbraio.
Tenetevi comodi, che – forse – adesso viene il bello.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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Gennaro Arpaia

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