Bisognava vincere, e alla fine vittoria è stata.
Il Napoli inaugura questo mese di febbraio al San Paolo battendo una delle sue storiche bestie nere, non in scioltezza certo, ma senza neanche troppi affanni.
Luci (tante) e ombre (alcune) si sono scontrate nel pomeriggio di Fuorigrotta, il tutto crollato sotto i colpi di Mertens e Gabbiadini, ancora, prima che Thereau consegnasse il match nelle mani dei padroni di casa.
INIZIO SPRINT – L’approccio azzurro alle gare, uno degli aspetti più problematici e chiacchierati del corso Benitez, sembra essere completamente cambiato rispetto agli ultimi tempi: il Napoli scende in campo convinto dei propri mezzi, anche e soprattutto contro quelle squadre che, sulla carta e solo sulla carta, non sono al suo stesso livello.
Cesena e Chievo ne sono la prova, Roma sponda Lazio può esserne la conferma.
E anche le gare interne con Genoa e Udinese l’hanno confermato.
La squadra ha trovato un suo equilibrio, che le permette di affrontare sin da subito a testa alta ogni avversario.
Peccato però che ‘non si vive di soli inizi’, come diceva qualcuno, e che le partite durino almeno per novanta minuti.
E allora ecco che, come a Verona col Chievo o come contro il Genoa, anche con l’Udinese il Napoli diventa schiavo del suo stesso ego, involvendosi dopo il gol del raddoppio, fino al quale non aveva sbagliato nulla.
I friulani di Stramaccioni prendono coraggio, segnano il gol che riapre il match e quasi sfiorano il pari. Il tutto mentre gli azzurri restano quasi quasi a guardare.
Benitez prova a lavorare negli spogliatoi, a far capire ai suoi che in realtà devono solo portarla in porto. E così sarà.
L’Udinese nella ripresa non punge mai realmente e gli azzurri trovano il tris della tranquillità semplicemente sfruttando le falle altrui.
EFFETTO TURNOVER – Bravo Rafa a gestire il gruppo, un gruppo che pare rinfrancato dagli innesti di calciatori di buona prospettiva come Gabbiadini e Strinic.
Col croato, Ghoulam potrà rifiatare maggiormente, con Gabbiadini tutti i trequartisti devono stare attenti: l’ex Samp va in gol per la seconda gara consecutiva e risponde presente. Callejòn, lasciato in panchina ieri, prenda nota, perché in prospettiva c’è anche il rientro di Insigne e i posti sono solo tre.
La difesa subisce un gol quasi regalato, Rafael compie due grandi parate tra primo e secondo tempo, ma forse poteva di più su Thereau. Albiol tiene bene l’equilibrio, Maggio e Ghoulam fanno quel che possono. Anche l’assenza di Koulibaly è stata assorbita per bene.
Il centrocampo continua a faticare, ma Gargano porta sempre l’acqua al suo mulino. Peccato non poter vedere più qualità a giostrare il tutto.
Quella qualità che Marek Hamsik ha di nuovo mostrato al suo pubblico mettendo praticamente in porta il compagno sul raddoppio azzurro.
Che stia trovando la chiave di volta del gioco di Benitez?
Speriamo, non è mai troppo tardi.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)