Come i Lanzichenecchi del 1527, gli azzurri di Benitez hanno svestito i panni della bella squadra per prendersi tre punti d’oro nell’intero campionato.
A Roma, l’eterna Roma, quella sventrata dai mercenari tedeschi cinque secoli fa, il Napoli si rialza subito dopo il crollo contro la Juventus, e lo fa da squadra cinica e navigata: incassa, soffre (con moderazione), riparte e punge. Vince, soprattutto.
È la vittoria che significa chiusura di un girone d’andata altalenante, ma in particolar modo ritorno al terzo posto (in compagnia della Samp ndr).
TORO HIGUAIN – Sveste anche lui i panni del Toreador, Gonzalo, perché si traveste proprio da toro.
Un toro particolare, che non impazzisce col rosso, ma col biancoceleste: quando incontra la Lazio, il Pipita sciorina al pubblico sempre tutte le sue qualità.
Due gol all’Olimpico lo scorso anno, uno solo ieri, ma decisivo: al diciottesimo riceve il regalo di Mertens al limite dell’area, batte in uno contro uno il suo difensore e scaraventa nella porta un destro che piega i guantoni del malcapitato Berisha.
È l’1-0 che varrài tre punti, che varrà il terzo posto. È il decimo sigillo in campionato dell’argentino, il settimo alla Lazio in due anni: sei erano stati, infatti, i centri dello scorso anno, tra campionato e Coppa Italia.
Decisivo come era stato a Doha, leader come gli hanno insegnato a Madrid.
Si sbatte, il Pipita; corre, ansima, si fa sentire dall’arbitro, un Rizzoli sempre attento e col piglio giusto per non perdere la partita di mano.
Il “Ci può stare” stavolta non servirà.
IL BUNKER AZZURRO – “Se non prendi gol, non perdi. Almeno.” È una delle più vecchie leggi del pallone, ma non è la più facile da attuare.
L’assetto difensivo azzurro a Roma ha fatto un piacevole incontro: Ivan Strinic. Il croato ha retto per 90′ sulla sinistra all’urto di Candreva, l’unico realmente pericoloso della squadra di casa. Ma ha anche mostrato ottimo fisico e buona gamba; insomma, gli ingredienti giusti che un terzino può e deve avere per fare la differenza. Non ce ne voglia Britos.
Ma il vero punto di svolta si chiama Raul Albiol: novanta minuti da leader, da campione d’Europa e del Mondo come c’è scritto nel suo palmarès. Come in maglia azzurra non si vedevano da troppo tempo. La difesa azzurra regge, Djordjevic e Klose vanno a spasso, Cavanda non colpisce perché non ne ha le qualità.
E Rafael mostra via via sempre più sicurezza tra i pali.
Non il miglior Napoli, ma la migliore vittoria della stagione.
Su un campo difficile, contro la squadra più in forma del campionato, che darà filo da torcere agli azzurri fino alla fine.
Il ghigno beffardo di un De Laurentiis che a Roma è di casa, è il giusto sipario che cala sul match.
‘Veni, vidi, vici’ l’aveva detto Cesare nella battaglia di Zela, qualche anno fa.
‘Veni, vidi, vici’ l’ha ripetuto Gonzalo Higuain a distanza di non pochissimi anni.
“Veni, vidi, vici…e quando c’è la Lazio, vinco da solo”. Parola di Pipita.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)