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CRUDELIA DEGOL – Il Napoli imparerà mai dai suoi errori?

Una cornice di pubblico, quella che si riserva alle grandi occasioni, per abbracciare il ricordo del Maestro Pino Daniele e per supportare gli azzurri della Società Sportiva Calcio Napoli, per quella che non sarà mai, soltanto, una semplice partita di cartello.

La vittoria di Doha è messa nel cassetto dei trofei, il campionato ci ricorda che abbiamo un obiettivo da raggiungere e che per restare in corsa si necessita di determinazione e continuità.

Lo si capisce da subito che aria tira, alle 18,30 la curva A è già piena, la mia famiglia di gradinata è li pronta alla battaglia, un’atmosfera surreale ci tiene vicini senza proferir parola, il silenzio è rotto solo dalle note delle canzoni del Maestro, sembra di essere li e al tempo stesso, riuscire ad osservare tutto dall’esterno. Mille luci si accendono come riflettori, si alza il sipario e sulle note di Napule è, i nostri gladiatori fanno il loro ingresso sul palco, sembra di essere in un grande teatro, tutti, allo stesso tempo, protagonisti e spettatori.

Posso provare a descrivere le emozioni, dare voce alle sensazioni, trasformare in parole i brividi e gli occhi lucidi e allo stesso tempo, non essere, nelle capacità di dare un senso a tutto quello che è accaduto nei cuori di chi c’era.

Da una bolla di sapone, fuoriescono le empatie, il fischio d’inizio ci riporta alla realtà, sul terreno di gioco, dello Stadio San Paolo, sta per iniziare la battaglia contro i nemici giurati della squadra partenopea.

Infiltrati, Napoletani Juventini camuffati, un delirio di tifosi, di presunti tali e di occasionali, non manca proprio nessuno, anzi, ne abbiamo in abbondanza, come la coppia Russa, giunta a Napoli solo per questo match ed è bellissimo osservare Mariangela che traduce ogni singola azione. Questo, per loro, è uno spettacolo fuori dal comune e sembra di vedere dei bambini al Circo, hanno gli occhi spalancati e sorrisi a 36 denti.

Prestazione equilibrata, la Juventus non è imbattibile, il potere della Vecchia Signora è solo nella testa dei giocatori azzurri, il timore e la paura di non essere all’altezza, frenano, la folle corsa verso la conquista della vittoria.

Annita, non ha chiuso occhio stanotte, al mio risveglio trovo un suo sms: ‘Lo so che stai male, perdere senza aver giocato è un conto. Perdere cosi, con il gol di Koulibaly annullato, quando da regolamento, che Tagliavento finge di non ricordare, era regolare. Fuorigico, che anche Marotta, qualora fosse un uomo leale, avrebbe visto. Ammonizioni falsate a tutela dei diffidati bianconeri, falli a sfavore, scene che non si vedono neanche sui campi di calcetto. E che Lunedi che è schiarato.’

Si legge di tutto, parla chiunque, anche senza cognizione di causa ma parla, soprattutto, Benitez, per dare voce alle scorrettezze sùbite, parla Maggio, che senza mezzi termini cita gli aiutini, parla troppo De Laurentiis, un unico tweet, inciso e conciso, sarebbe bastato.

Parlano i tifosi, arrabbiati e delusi, parlano per confrontarsi, perchè parlarne alleggerisce il peso dell’amara sconfitta.

Parla a vanvera Giuse, quando mi consiglia il titolo dell’articolo :‘Un Marek Hamsik in meno’ , facile sparare a zero sulla croce rossa, ancora più facile indirizzare alla sottoscritta una bomba del genere, tutelo il Capitano, anche nelle sue prestazioni opache e lo tutelo, anche se ho occhi per vedere.

Quando Hamsik non gira, non gira neppure la squadra ed è facile puntare il dito, quando il Capitano è continuamente pressato, chiuso a riccio e senza alcuna possibilità di scattare, di accentrarsi, come è accaduto per Doha prima e per la partita contro il Cesena poi.

Ovvio, il Capitano, non è in forma, non è il campione che conosciamo ma resta il Mio Capitano ed ogni discorso, diatriba, diffamazione o semplice constatazione negativa, verso di lui, riscontrerà il mio disappunto.

Paola non la pensa come me :’Hamsik andava sostituito già dalla ripresa, l’ingresso in campo di Mertens ha rivoluzionato l’andamento della partita. Non avrei lasciato in campo David Lopez, avrei giocato la carta Inler in coppia con Gargano e l’inserimento di Zapata doveva essere deciso prima. Ammettiamo i nostri limiti, senza nasconderci. Il gol, cioè l’eurogol di Pogba, forse non poteva essere evitato, visto che, Maggio ed Albiol erano al centro dell’area, ma non è neanche concepibile lasciarlo completamente solo e Callejon che gli da le spalle, non ha i tempi tecnici per bloccare la palla, che, come le solite botte di fortuna, gli arriva sul collo del piede e Rafael, sfiora, ma non blocca, come capita spesso, con lui.’

Sfortuna, si parlerei anche di questa nostra amica stasera, ma quanti errori che non riusciamo a correggere, quanti spazi lasciamo scoperti, negligenze e dormite colossali che puniscono, senza repliche.

‘Ma di DeGuzman ne vogliamo parlare?’ sbotta in auto Marikanon era in partita, sottotono e spaesato. Benitez aveva l’obbligo morale di sostituirlo e poi, siamo onesti, se avesse segnato, sullo 0-0, la partita avrebbe preso una piega diversa. Invece no, teniamo in campo lo zombie e gli errori, i passaggi sbagliati si moltiplicano, ma di che stiamo parlando?’

Regali e non sviste arbitrali, timori ed un vero e proprio senso di sottomissione da parte degli arbitri nei confronti della squadra bianconera. Decidono i calciatori juventini di farsi medicare in campo, di buttarsi a terra ogni 5 minuti e di restarci fermando il giuoco, di segnalare i fuorigioco, i falli ed i cartellini da usare e poi ci si mette Tagliavento che tutela a 360° i suoi pupilli e la frittata è fatta e servita.

In campo, per la prima volta in azzurro, Manolo Gabbiadini, accolto da un boato eclatante, sotto il peso della pressione, in uno stadio gremito che lo osanna, ne avrà avuta e come di tensione nelle gambe ma esploderà in fretta, perchè ha tutte le carte in regola per diventare grande e per far grandi cose.

Lasciare lo stadio è stata una vera processione, zone d’ombra e di silenzio surreale, strade piene di dirigenti sportivi, procuratori sottocosto ed allenatori da discounts, che dagli scaffali delle loro conoscenze ne hanno tirate fuori di tutti i colori ma questo è un aspetto che appartiene alla routine, quando il Napoli perde.

Ma come dice il Maestro Pino Daniele :’ma che parlamme ‘a fa, sempe de stesse cose, pe’ ce ‘ntussecà…. Je sto sempe cu te, ‘ncoppa ‘a sagliuta’.

Impariamo dai nostri errori, per provare a non cadere nelle solite trappole dei calci piazzati, dei difensori che non seguono l’attaccante, del portiere che perde la voce e non crea un dialogo con i compagni di squadra, con gli sbalzi d’umore, con la poca lucidità e la poca reattività quando si è sotto di 1 gol.

A testa alta, anche e soprattutto a cresta alta, perchè non smetto di credere nel Capitano, accantoniamo questa disfatta, armiamoci fino ai denti ed arriviamo all’Olimpico sicuri delle nostre potenzialità, delle nostre certezze e delle nostre, ovvie, capacità.

Siamo il Napoli, ora più di prima, avete il diritto di dimostrare che meritate tutto l’affetto, l’amore, il sostegno che questo popolo sa dare.

Per domenica, 18 gennaio, alle ore 12,30, per pranzo, vogliamo mangiare, Aquila al forno.

di Anna Ciccarelli

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Anna Ciccarelli

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Anna Ciccarelli

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