Doveva essere una serata di festa, una serata d’amore e pure di ricordo.
La serata per cantare assieme Napul’è, per mostrare assieme al mondo cosa realmente Napoli è.
Ed in fondo è stato così; quest’atmosfera al San Paolo mancava da un po’, e Napoli s’è ricordata d’essere uno spettacolo prima fuori dal campo e poi dentro.
A rabbrividire non solo i presenti, ma anche chi, da casa, assisteva attonito ad uno spettacolo con pochi eguali in Italia.
Quando glorifichiamo la Liga, la Premier, la Bundeliga per l’energia che trasmettono le loro tifoserie, non sbagliamo; da oggi dovremo rivolgere un pensiero pure alla Partenope più pura, quella fatta di calcio, di amore, di emozione.
GIOCO, ARBITRI ED ALTRI PROBLEMI – Ricalcando un vecchio titolo cinematografico. Quella dell’arbitro è solo una falsa scusa, un dito dietro cui il Napoli di Benitez non può proprio nascondersi.
Non che gli errori non ci siano, non che la Juve abbia sottomesso gli azzurri in lungo e in largo, ma d’altronde negli ultimi anni ha vinto non essendo un piccolo Barcellona, piuttosto una squadra attenta, lucida, capace di guadagnare molto facendo molto poco.
Un tiro di Pogba, gol. Uno di Vidal, gol. Un episodio dubbio, ancora gol. In mezzo la segnatura di Britos, assolutamente estemporanea vista la mole di gioco messa in campo dagli azzurri.
Era Napoli a voler inseguire la Juve, non il Napoli. E nel momento di massimo sforzo, Tagliavento e compagnia non fanno nulla per non far parlare (male) di sé.
Poco male, o forse no; resta il fatto che il Napoli visto ieri non può pretendere molto contro la prima in classifica.
A posteriori ogni parola è giusta.
“Ma che parlamme a fa sempre d’e stess’ ccose”, avrebbe detto Pino?
ROMA CAPOCCIA – È stato il centro dell’universo calcistico italiano nel pomeriggio, e ha fornito un’ottima prova del nostro pallone. Roma s’è presa i riflettori per il derby, e sia biancocelesti che giallorossi non hanno deluso.
Un tempo per parte, abili entrambe a mostrare tutte le loro qualità e tutti i loro difetti.
L’aquila della Lazio porta il nome di Felipe Anderson: se il brasiliano va, è tutta la squadra a beneficiarne, e Pioli l’ha capito bene.
Il Napoli sarà atteso da una delle partite più importanti della stagione, uno scontro diretto verso quello che è il reale obiettivo della stagione azzurra.
Vincere a Roma, o quantomeno vedere una prestazione almeno degna di tale nome, sarebbe il primo passo giusto per chiudere nel migliore dei modi il girone d’andata e ripresentarsi col sorriso al nuovo giro di boa.
Mentre Tagliavento fischia tre volte, il San Paolo deluso abbassa la testa e se ne va.
Le 70mila anime azzurre, che a Fuorigrotta non si vedevano da un po’, non hanno portato fortuna.
Tutti si porteranno nel cuore il saluto ad uno dei più grandi figli di Napoli, un musicista capace di raccontare la città con parole semplici, vere; uno col quale non puoi non essere d’accordo.
Nella serata di Napoli-Juventus ha perso il Napoli, ma non Napoli. Lei ha vinto, mostrandosi al mondo per quella che è.
“E ‘a sape tutt’ ‘o munno, ma nun sanno ‘a verità”.
Forse è vero, non la sapranno mai questa verità, ma almeno da ieri sera possono immaginarla un po’.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)