COLPI DI JENIUS – Hai ragione, Aurelio, Napoli non è matura per lo scudetto. Ma neppure il Napoli lo è

supercoppadl a

 

“L’obiettivo del Napoli è essere competitivi sempre.
Prima o poi lo scudetto arriverà, ma non perché arriveranno uno o due giocatori.
Si vince quando c’è un fronte unico composto da squadra, società e tifosi. Lo scudetto ci sarà quando l’ambiente sarà maturo”.
Parole e musica di Aurelio De Laurentiis, che alla maniera del miglior Mogol s’è dato da fare e a Il Mattino s’è concesso in un’intervista che ci sta a pennello per il giro di boa della stagione.
“Quando un anno è ormai andato e un anno è ormai arrivato” direbbe Marzullo, il presidentissimo ha inaugurato il 2015 s’è preso la scena nel giorno in cui il Napoli ha riabbracciato il suo pubblico in un San Paolo gaudente ed ebbro di gioia.
Per i festeggiamenti del nuovo anno e per quelli della Supercoppa, ancora vivi nei cuori azzurri.
Eppure sulle tribune di Fuorigrotta, prima ancora che i calciatori scendessero in campo, un po’ di malcontento per quelle parole del patron azzurro serpeggiava: “Non siamo maturi, ha ditt’ che noi non siamo maturi…”

 

A VOLTE SIAMO UN PO’ IMMATURI – Napoli non è matura per lo scudetto, è vero.
Perché troppo spesso ci si lascia andare agli episodi come le onde del mare si lasciano andare alle correnti.
Perché una mattina sei “Tropp’ fort'” e quella dopo “Ma addò c’avviamm’?”
Perché nella mente dei tifosi la Supercoppa volerà via presto se in campionato ci si torna come si era prima di Natale.
Perché la sera del 22 dicembre, in fondo, tutti si aspettavano il crollo contro la più forte del campionato solo per poter dire “Ve l’avevo detto…ma addò c’avviamm’?”
Perché nella tarda sera del 22 dicembre tutti sono scesi in strada dimenticandosi di Chievo, Cagliari, Palermo, Empoli e Milano.
Perché la mattina del 23 dicembre a Napoli pareva Natale in anticipo; tutti avevano il sorriso stampato sul volto.
Perché era più facile sentire “Abbiamo battuto la Juventus” che “Abbiamo vinto la Supercoppa”. E la differenza non è proprio minima.
Perché nella seconda mattina dell’anno 25mila e oltre tifosi si sono ritrovati insieme per vedere un allenamento ed un trofeo.
Perché in fondo i napoletani dovrebbero ricordarsi che la loro bacheca ha meno scudetti di Genoa, Torino e persino Pro Vercelli.
Perché in fondo i napoletani dovrebbero ringraziare per essere tornati nel gotha del calcio internazionale.
Napoli non è matura, infine, perché ancora non sa far pace con se stessa: magari fare finta di non aver visto, non aver sentito, come si fa nelle migliori famiglie, per quieto vivere.

 

Ma non è forse questo che fa di Napoli la città più bella al mondo? Una delle migliori piazze dove amare e seguire il calcio?
In fondo, se ci pensiamo, nel resto d’Italia non sono poi messi così meglio.
I tifosi della Juve mugugnano per le brutte esperienze Champions, quelli della Roma avrebbero distrutto la società dopo la finale di Coppa persa con la Lazio due anni fa. Non venti, due. Ma adesso pare sia tutto finito nel dimenticatoio.
Quelli del Milan, dopo aver regnato per un decennio dentro e fuori dai confini nazionali, hanno sempre più abbandonato lo stadio; stesso dicasi per gli interisti, che hanno presto dimenticato il Triplete di qualche anno fa.
La maturità non è mai stata di questo popolo, tantomeno lo sarà della sua percentuale calciofila.
Più che i tifosi, gli immaturi in città sembrano essere quelli in campo: sono loro che, tutto sommato, scendono a giocarsi la partita nel bene e nel male.
La rosa azzurra è ad oggi formata da ottimi uomini, ma forse non da calciatori maturi per competere in alto tutto l’anno.
Prima o poi lo Scudetto arriverà, e di questo ne siamo convinti, ma il confine tra il ‘prima’ e il ‘poi’ è importante, ed è forse tracciato proprio da quel o da quei giocatori che potrebbero arrivare nei prossimi mesi.
“Basta poco, che ce vò?”, direbbe Covatta.
“Ai posteri l’ardua, tanto ardua, sentenza”, risponderebbe Manzoni.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

Gestione cookie