Il calcio, negli anni, ha sùbito una metamorfosi radicale, un’evoluzione tecnico-tattica che ha rivoluzionato il gioco e l’atteggiamento, dei calciatori.
Velocità, fisicità e forza a sostituire l’estro, la fantasia, il bel gioco. Calciatori, come lottatori di Karate, incontristi e pericolosi, dannosi per l’equilibrio del match ma soprattutto per gli avversari che si trovano, loro malgrado, ad affrontarli.
L’Austria, non annovera un gran numero di giocatori, nelle liste dei Top Players Internazionali ma di certo ha una pole position nel calcio violento, con Emanuel Pogatetz, difensore, attualmente in forze al Columbus Crew.
Una vita di cartellini, squalifiche, fratture e sangue a fiumi, suo e degli avversari. Indole cruenta, attaccabrighe di professione e polemico, saccente, arrogante.
Interventi duri i suoi, che gli sono serviti per ottenere un posto tra i Killer del pallone, “Mad Dog” non a caso, un cane pazzo ed una furia cieca.
Nel 2005, quando militava nelle fila dello Spartak Mosca, durante una partita contro lo Shinnink Yaroslavl, con un tackle alla cieca, fratturò in due punti la gamba del giovanissimo e promettente Yaroslav Kharitonskiy, fermandone la carriera, una lunga degenza e solo 40 partite giocate. Scuse mai arrivate, in compenso una prima squalifica, dalla Federcalcio Russa di 24 settimane, pena poi ridotta a solo 8 settimane ed un totale di solo 3 matchs saltati.
Ma la pena inflitta non gli servì da lezione,anzi, la vittima designata, questa volta, un giovane brasiliano di appena 19 anni, promessa del calcio e fiore all’occhiello dei Red Devils.
All’epoca, Pogatetz, giocava per il Middlesbrough e durante quel match contro il Manchester United, ricorrevano i 25 anni del tremendo infortunio sùbito da Diego Armando Maradona, forse in preda ad un’emulazione o semplicemente come reincarnazione di Goikoetxea, entrò in scivolata su Rodrigo Possebon, provocandone la perdita dei sensi e la necessità di applicare l’ossigeno, nessuna frattura per la promessa brasiliana ma gravi danni ai legamenti. Ed anche per questo episodio, le sue scuse o dei segni di pentimento, non arrivarono mai.
Nocivo e dannoso anche contro se stesso, durante un match di Coppa Uefa, contro il Basilea, per ostacolare l’entrata in area di Mladen Petric, lo colpì con cosi tanta foga che si fratturò naso, zigomo e mascella. Restò lontano dai campi per tre mesi, terapie e mascherine durante le partite e l’inizio della fine della sua carriera. Le lesioni sùbite, potevano in qualsiasi momento, causargli la perdita della vista, ma continuò a giocare, sottoponendosi, anche, ad un nuovo intervento per un’ernia.
Non sono tenute fuori le partite con la maglia della Nazionale Austriaca, nel 2005, durante una partita contro l’Irlanda del Nord, al 73′ venne espulso per una rissa contro Damien Johnson, al quale spaccò un sopracciglio con una testata ma la sua vena polemica e furente non si consumava solo sui campi. Nel 2006, durante una conferenza stampa, senza peli sulla lingua, attaccò aspramente Josef Hickersberger e il capitano Andreas Ivanschitz, per le sconfitte con Costa Rica e Venezuela.
Un mastino, senza regole, insomma. Eppure, da quando si è allontanato dal calcio Europeo non sono in auge le sue entrate assassine ed ancor meno si legge il suo nome, associato a fratture ed ospedali.
Attualmente gioca nel Columbus Crew, probabilmente, il trasferimento negli USA ha sortito una mutazione sul Cane pazzo, trasformandolo in un mansueto e docile cagnolino.
… Stay Tuned, perchè i cattivi, sono molti di più di quelli che non osate neanche immaginare.
Di Anna Ciccarelli