Crudelia Degol – L’anno Azzurro: Gioie, Dolori e Soddisfazioni

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Non vanno in ferie i ricordi, si accentuano allo scadere di un altro anno, per racchiudere in una stretta le emozioni, gli abbracci, le lacrime e le occasioni sprecate, quelle durante le quali bisognava crederci, forse, un po’ di più.

Un rewind, attraverso le vittorie, le sconfitte, le delusioni amare e le conquiste sudate e volute.

Teresa, che a Verona ci vive e quel 12 Gennaio 2014, era allo Stadio Bentegodi, ricorda con un sorriso quel 3-0 inflitto agli scaligeri. ‘I cori beceri che facevano da cornice in uno stadio grigio, come gli animi dei veronesi’ racconta ‘non erano insopportabili, quel pomeriggio. Qui, non ne abbiamo avute molte di soddisfazioni, ma quel giorno, ammutolirli è stato il riscatto a tutte le sconfitte. Il gol di Insigne, ha smosso il settore ospiti, come un terremoto. Un Napoletano ha urlato la sua grinta e li ha messi a tacere. Tante emozioni quest’anno, certo, ma questa partita, per me è al primo posto, in questo album dei ricordi.’

Per Emilia non c’è termine di paragone, nella testa una sola vittoria, il 3-1 sul Milan l’08 Febbraio ’14, dopo mesi lontana dalla sua Tribuna, era ritornata per sostenere, contro la squadra che più non digerisce. Non è atipica, la mia tifosa over 50, ha semplicemente nel cuore il ricordo di quello scudetto sofferto e lottato contro i diavoli rossi, testa a testa, fino alla fine, in memoria di un dualismo tra azzurri e rossoneri che si viveva negli anni d’oro del calcio italiano ed è una lezione di vita, ascoltare i suoi racconti. ‘Annina, ragazze, io c’ero e sono abbastanza grande da ricordare entrambi gli scudetti, ma quello del ’90 lo porto nel cuore, racchiuso come un dono, non solo per Maradona, ma per una squadra che aveva cuore e che l’ha messo in campo, fino all’ultima partita.‘ non ha un’espressione rilassata, mentre continua ‘tutte le volte, che torniamo sconfitti da San Siro, mi si spezza il cuore. Vorrei rivedere in campo, sempre, quel Napoli che non aveva paura, non ne aveva di nessuno. Ma il calcio è diverso, si basa sul denaro e molto meno sulle soddisfazioni. Ma averli asfaltati, con quel 3-1 è stato segno di maturità e di voglia. Nel mio baule, per quest’anno, ci metto questa vittoria.’

Croce e delizia, l’armata biancoazzurra, ma più delizia per Monica ed Anita, che intonano il classico coro contro i nostri acerrimi nemici bianconeri, ricordando la vittoria del 30 Marzo 2014, in quella sera freddina, quel 2-0 riscaldò i cuori dei 70,000 mila, non è e non sarà mai una semplice partita. Contro la Juve è una questione d’onore, batterli una tra le più grandi soddisfazioni e farlo, dando esempio di come si giochi a calcio, dominando senza lasciar spazio è doppiamente gratificante.

Diventa croce e sofferenza per Antonio, amico di gradinata, quando alla mente, riaffiorano i ricordi per la sconfitta contro la Fiorentina, quell’ 1-0, sotto una pioggia torrenziale, in un pomeriggio di fine marzo. ‘Come puoi non avere un colpo al cuore, se giochi per 85′, domini e lasci la possibilità ad un Joaquìn di tirare in porta di esterno e vedi il pallone finire alle spalle di Pepe a soli 2 minuti dalla fine?’ si rammarica ancora, perchè era riuscito a convincere la moglie e la figlia ad accompagnarlo e forse, avrebbe sperato in un finale diverso, eppure le loro espressioni le ricordo come adesso. Cantavano, incitavano, sostenevano e torneranno, certo che torneranno e sarà diverso.

Quella di Lella, di Gina, la mia, meriterebbe un capitolo a parte, la si potrebbe definire l’idillio della stagione, quel Napoli Roma del 12 Febbraio 2014 per la qualificazione alla finale di coppa Italia. La Roma arriva al San Paolo con la pretesa di chiudere un match, che all’andata li ha visti vincitori, ma non aveva fatto i conti con il tempio del calcio e ancor meno con il suo Dio a fare da spettatore. Dopo 9 anni, Diego riabbraccia il suo popolo, in un tripudio di voci che lo osannano, sulle note di un coro che ha accompagnato i suoi anni d’oro, arriva in tribuna ed Higuain, di testa, insacca per il 2-0 ma non sono sazi i guerrieri napoletani e a chiudere le marcature ci pensa Jorginho. Non solo le lacrime per aver asfaltato la Lupa, in curva si piangeva per il ritorno di chi ha fatto un pezzo della nostra storia.

Ed ancora Napoli Roma, nei ricordi di Elisa, quella vittoria di campionato, per 1-0, in quel 09 marzo che ha visto, con noi in curva, un amico, Aly Cissokho il nr.20 del Liverpool, che al gol di Callejon si è fatto prendere dall’euforia ed ha esultato come un ultras.

La Coppa Italia, trofeo che doveva essere un traguardo, un momento di gioia infinita per la mia gente, quel 3 maggio 2014, in curva nord con la mia famiglia di gradinata non ha portato nessun epilogo felice, silenzio ed apprensione, ancora una volta, il calcio come mezzo infame per mostrare le loro vigliaccherie e la nostra voglia di festeggiare, strozzata e mutilata. Mesi di agonia, di preoccupazioni, di speranze svanite quando Ciro ci ha lasciati per sempre, eppure vive, vive nelle voci che inneggiano al suo nome, vive nei cuori dei fratelli di gradinata, vive nella forza e nel coraggio di una madre, che tutela l’amore e lo fa contro ogni forma di violenza.

Non siamo al capolinea, finisce questo 2014 con l’ennesima vittoria contro la Roma, finisce questo 2014 portando in dono al popolo azzurro una Supercoppa Italiana, vinta al cardiopalma nel caldo di Doha, vinta per orgoglio, testardaggine, coraggio contro i nostri acerrimi nemici.

Il 2014 ormai è andato, si guarda avanti. Strinic, Gabbiadini, chi va e chi, inutilmente, resta.

Speranze e prospettive per questo nuovo anno? Combattere, come se ogni partita, fosse una finale di coppa, provarci senza tregua a tener testa a chi ci insegue, dominare in Europa League e farsi strada senza temere alcun avversario e portare, con la befana, al centro sportivo, un difensore (anche due), un centrocampista, un vice Higuain ed una dose massiccia di consapevolezza, SIAMO IL NAPOLI e non è roba da poco.

di Anna Ciccarelli

 

 

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