Anche se hai qualità straordinarie, dinamite nel piede e il cammino spiegato da un talento fuori dal comune, puoi incappare in errori che ti portano, con insospettabile rapidità, dal Paradiso all’Inferno. La parabola di Adriano Leite Ribeiro è un monito ai tanti potenziali fuoriclasse baciati da madre natura lungo la via della crescita sportiva. Non bastano doti eccezionali per assurgere al ruolo di campione. Senza la dovuta componente mentale, la matassa si intriga rapidamente.
Non è più, Adriano, il fenomeno esploso nella notte del Bernabeu, osannato a San Siro, devastante a Parma. Inghiottito dal vortice della fama, Adriano si è concesso al vizio, dell’alcol, della tavola, si è creduto indistruttibile, e il castello della celebrità si è rivelato poco più che di cartone. Non è bastato un contratto qua e là firmato, un atto di stima all’indiscussa classe, per riportarlo sulla retta via.
Nemmeno il ritorno in patria ha conciliato Adriano con una nuova condotta. L’ultima separazione, con l’Atletico Paranaense, burrascosa, ha confermato una consuetudine nota. Ora il treno transalpino, firmato Le Havre. La conferma del legale, l’annuncio del giocatore su twitter, Adriano riparte, dalla Ligue 2. Può essere ancora un giocatore Adriano?
GAZZETTA DELLO SPORT
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