COLPI DI JENIUS – Da pericolo ad eroe d’Arabia. “Le mille e una notte” da raccontare di Rafael Cabral

rafael

 

Sharazad avrà nuove storie da raccontare al suo Re, da questo Natale.
Mille e una notte, più una, quella di Rafael Cabral Barbosa. L’uomo che ha salvato il Natale, l’ha tinto d’azzurro e ha portato in città una Supercoppa attesa per 24 anni.
Un eroe, ma senza mantello; solo con tanta fede e tante critiche sul groppone. Una dopo l’altra, quelle critiche si sono sciolte sul tiro di Padoin. L’ultimo, quello decisivo.
“San Gennà, pensaci tu”, gridavano i tifosi da casa. Ci ha pensato lui, alla fine, ci ha messo la sua manona con tanto di guanto per sollevare al cielo arabo il grido di gioia.

 

FEDE E CRITICHE – “Grazie, Signore, per essermi stato accanto quando ne avevo bisogno”. Devono essere state queste le prime parole pensate e poi pronunciate dal portierone azzurro nei secondi subito successivi al rigore decisivo.
Non si è mai abbassato, Rafael, non ha mai pensato alle critiche; 23 anni e tanto carattere, quello di chi ha già vinto prima di Napoli e lo farà anche dopo.
Una Coppa Italia da comprimario, una Supercoppa da protagonista netto; la sua esperienza azzurra pare poter svoltare da un momento all’altro.
Non si è mai ritratto davanti alle critiche, nei momenti peggiori: “Non è un momento felice, ma continuo a lavorare sodo”.
L’etica del lavoro, così particolare per un sudamericano; eppure dopo l’infortunio di quasi un anno fa nel freddo gelido di Swansea, non s’è fermato un solo attimo.
“È giovane, ha bisogno di fiducia e sarà sempre in campo perché ha qualità”, ha ammesso più volte Benitez.
In fondo, la parata di Doha è stata anche un po’ sua.

 

IL DOPO-REINA – Che sia anche la volta decisiva per dimenticarsi di Pepe Reina? Come calciatore, ovviamente, perché come uomo mai nessun napoletano potrà dimenticarsi di quanto fatto dall’estremo difensore spagnolo. Uno che in un solo anno è diventato prima leader e poi simbolo della squadra e quasi anche della città.
Rafael non è come lui: è più schivo, meno protagonista, ma leader allo stesso modo se consideriamo i dieci anni d’esperienza di differenza che intercorrono tra i due.
Nella carriera di un calciatore, è noto, basta un episodio per cambiare tutto: quella di Rafael in azzurro potrebbe aver trovato il suo punto di svolta proprio lì, nel caldo d’Arabia.
Come fosse una fiaba, una di quelle che servivano a Sharazad per tenersi buono Shahriyar, per allungarsi la vita ancora una notte.
Rafael gliene ha servita un’altra sul vassoio d’argento: l’eroe che salva tutti dal dischetto e che si inchina con le braccia al cielo prima di festeggiare coi compagni.

 

Le mille e una notte del giovane brasiliano si spera, ovviamente, possano essere di più.
Più di una fiaba da raccontare, una storia da scrivere ancora e insieme rivivere.
Napoli s’è accorta di avere un portiere, una sicurezza in più nel momento decisivo.
E dalle melodie arabeggianti a quelle della nostra città il passo è breve: la bossa nova, il samba, il forrò si mischiano alla migliore tradizione della nostra terra.
Da qui risuonano solo echi di festa.
Una festa di Napoli, pronta adesso a riaccogliere il suo portiere.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

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