Si è fatto un po’ attendere, come fanno le persone importanti.
Ma poi ha capito, s’è attrezzato, è sceso in campo e ha portato regali a tutti, come il più grande dei Babbi Natale in pieno periodo natalizio.
Gonzalo Higuain non aveva il vestito rosso, la barba bianca, né il pancione che, tuttavia, qualcuno ha voluto addebitargli nei mesi scorsi.
Gonzalo Higuain ha il fiuto, il naso rosso da renna per guardare avanti anche nelle notti più scure, per guidare la carovana, anzi la slitta azzurra.
L’ha fatto nelle occasioni più difficili; quella di Doha era la più complicata da quando è arrivato a Napoli.
E siamo tutti d’accordo sul fatto che non ha tradito le aspettative.
CUORE DA LEADER – Se vi aspettate da Higuain parole entusiasmanti per caricare i compagni, gesti folli per esaltare la platea, occhiatacce agli avversari per increspare gli animi, dovrò deludervi: Gonzalo non è nulla di tutto questo.
Il suo essere leader passa semplicemente da quanto fatto in campo, in particolar modo dai gol.
E nella serata di Doha è arrivato tutto questo: i gol, due e di estrema importanza, e il comportamento sul terreno di gioco, sempre pronto a dare una mano senza dimenticare di essere il diamante più puro di questa squadra.
Qualcuno, alla vigilia, aveva chiesto a Rafa un’alternanza con Duvàn, col colombiano in un momento di forma particolarmente felice, ma il tecnico spagnolo, che di finali ne ha vinte abbastanza, sa bene che nel momento del bisogno, quello della verità, i giovani possono dare una mano, ma sono i campioni a definire il destino.
Ecco perché Gonzalo era in campo, ecco perché ha vinto, anzi stravinto la sfida nella sfida col connazionale Tevez.
COME PUO’ UN PALO ARGINARE GONZALO? – Perché il gesto più bello, il Pipita non l’ha fatto coi due gol, né col rigore di importanza strepitosa che ha dato respiro al Napoli nella lotteria più lunga che mente di tifoso azzurro ricordi.
La sua giocata migliore è arrivata con quel palo al minuto 60, colto in pallonetto e con un esterno destro da far rabbrividire le leggi di ogni fisica; i gol sono da rapinatore d’area, ma Higuain è uno che al pallone dà del ‘tu’, senza averne paura.
Il legno non l’ha fermato, perché otto minuti più tardi Bonucci e Chiellini l’hanno dimenticato in mezzo all’area e lui ha detto grazie. E perché a due soli giri d’orologio dal fischio finale solo uno col suo stesso fiuto può andare a rete.
Ha mostrato a tutti gli attributi, non la pancia.
Le parole più belle nel dopo gara: “Abbiamo dimostrato quel che valiamo, il nostro carattere. Sono orgoglioso di questa squadra”.
Se dieci anni fa ci avessero detto che Higuain sarebbe stato orgoglioso del Napoli, ci saremmo tutti lasciati andare ad una grossa e fragorosa risata.
Niente più, solo una risata.
Ma quante cose sono cambiate in dieci anni?
Da Varricchio a Sosa, da Cavani a Higuain.
Sulle tracce dell’argentino più famoso, Gonzalo ha riportato di forza la Supercoppa a Napoli dopo 24 anni d’assenza.
Scusate il ritardo, e scusate anche Higuain: è più forte di lui, proprio non ce la fa a non vincere.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)