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COLPI DI JENIUS – Da Pechino a Doha: due anni che sembrano venti. E stavolta cerchiamo di goderci la premiazione

 

Sono passati due anni o poco più da quel giorno d’agosto del 2012.
Pechino si colorò d’azzurro, di bianco e di nero, per accogliere la Supercoppa nazionale. La nostra Supercoppa nazionale.
Una sfida dal fascino innegabile: Juve e Napoli, campione d’Italia contro campione della Coppa Nazionale.
Vidal contro Hamsik, Cavani contro Buffon, e Mazzoleni contro tutti.
Quella che andò in scena l’11 agosto del 2012 fu senza dubbio una tra le partite che resteranno a lungo nella mente dei tifosi azzurri.
O forse hanno preferito dimenticarla, sperando nel profondo di non poter rivedere mai più serate come quelle.

 

L’ACUTO DI EDI E QUELLO DI MAZZOLENI – L’ultimo anno di Mazzarri e Cavani a Napoli si aprì in Cina, nel modo peggiore possibile.
Il Napoli non interpretò male la partita, ma anzi ne fu protagonista principale per almeno un’ora.
Il primo acuto di Cavani mise i brividi agli avversari, poi riportati in partita da un bolide di Asamoah con annessa figuraccia di De Sanctis.
Il raddoppio azzurro fu opera di Pandev, e il secondo pari juventino arrivò solo dal dischetto del rigore: fallo al limite del regolamento di Fernandez in mezzo all’area, trasformazione perfetta di Vidal.
Poi il buio: tante decisioni sbagliate del direttore di gara, due espulsioni per il Napoli che si ritrovò in 9 contro 11 ad affrontare i supplementari.
Quella di Pandev, con tutto il rispetto, stiamo ancora cercando di capirla.
La mezz’ora dopo il novantesimo fu quanto di più umiliante un tifoso azzurro potesse aspettarsi: finì 4-2, perché Bonucci (altro errore grossolano di De Sanctis) e Vucinic affondarono il coltello nell’azzurro di un cielo ricoperto di nuvole e pieno zeppo di pioggia.
La rabbia e le rivendicazioni portarono il Napoli a non scendere in campo durante la premiazione e i festeggiamenti: una scelta errata, col senno di poi, ma che era figlia di quanto visto e diede uno scossone a tutto l’ambiente.

 

DA WALTER A RAFA – Sono passati due anni o poco più da quel giorno del 2012.
Per la precisione: due anni, quattro mesi ed undici giorni.
Della squadra scesa in campo a Pechino esiste ormai poco o nulla: Maggio e Hamsik sono gli unici due che potrebbero essere titolari anche stasera.
Due anni come fossero venti. È cambiato tutto, soprattutto il manico. Da Walter a Rafa, per un biennio altalenante ma che ci riporta di nuovo lì, sul tetto del palazzo nazionale, a giocarsi una Supercoppa che merita tutto il rispetto necessario.
“Non servono motivazioni per una partita così, non c’è bisogno”, ha ammesso Rafa in conferenza.
È vero, ma magari prima di scendere in campo mostrategli la cassetta con la registrazione di due anni fa.
Perché stavolta, con qualsiasi risultato, in campo per la premiazione vogliamo esserci.
E sai che bello esserci con un sorriso in più?

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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Gennaro Arpaia

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