L’indole violenta, si dice, faccia parte del nostro Dna e c’è chi, questa indole da duro, la tira fuori perché la vita lo mette alla prova, troppo presto.
Stig Tofting, danese dal fisico modellato e l’anima corrosa dagli eventi. Alla tenera età di 13 anni, resta orfano di entrambi i genitori, per un omicidio/suicidio dalle stesse mani del padre. Dura dover convivere con questo dolore, ancor di più dover accettare l’odio di chi, incondizionatamente, dovrebbe amarti.
Decide cosi, di voler ripiegare la sua vita, sui beni materiali e sui facili guadagni e diventa calciatore più per fame di gloria che per passione. Eppure, il numero 2 della nazionale Danese, riesce a conquistare un posto nei cuori dei supporters che lo seguivano e lo idolatravano. C’era ben poco da idolatrare, però. Falli in campo, oltre il limite del rispetto sportivo, che gli sono costati espulsioni, ammonizioni e qualche volta, anche una fredda cella.
Ma non traeva alcun insegnamento dalle punizioni ricevute, anzi, ritornava più violento di prima, tanto da essere riuscito a farsi etichettare come un vero “tosaerbe” perchè dove passava lui la terra diventava arida.
La sua carriera lo vede passare dalla Danimarca alla Germania, con un sosta nel Regno Unito, senza però lasciare traccia delle sue doti tecniche. Ci si ricorda di lui solo per le diverse caviglie tranciate e per episodi cruenti anche nei confronti dei suoi compagni di squadra.
Al mondiale del 2002, durante un allenamento, per gioco lancia cubetti di ghiaccio verso i suoi compagni, uno di questi colpisce in un occhio, il suo connazionale Gronkjaer, che provando a reagire si ritrovò a terra, sotto i pugni ed i calci dell’amabile Tofting. Oltre al danno, la beffa di dover poi rinunciare alla partita del giorno successivo per gli ematomi e la rottura del braccio destro. Al ritorno da quel mondiale, la squadra Danese, si ritrova in un locale di Copenaghen dove il proprietario, ignaro di chi fosse realmente il tosaerbe, li richiama per calmare gli animi e gli schiamazzi, si risveglierà poi in ospedale con il cranio spaccato da una testata del personaggio sopracitato. Una testata che gli costerà ben 4 mesi di carcere e la rescissione del contratto con la squadra del Bolton, nella quale militava in quel periodo.
Ma la vita con lui, non ne vuole sapere di essere clemente, nel 2003 infatti, perde il figlio 22 enne a causa di una menigite, decide di allontanarsi dalla sua terra e firma un contratto di sei mesi per il Tianjiin Teda, una squadra di prima divisione cinese. Per poco più di un anno, non torna alla ribalta per scene di ordinaria follia, riabbraccia invece il suo primo amore, ritornando a giocare per l’AGF Aarhus, che però lo licenzia, ufficialmente per aver saltato un allenamento, ufficiosamente per aver malmenato diversi compagni, proprio durante questo allenamento saltato.
Si trasferisce in Svezia, al BK Hachen per poi approdare a fine stagione nei Randers, squadra della superliga danese da dove, a 37 anni decide di dire addio al mondo del calcio.
Ma non bastavano i guadagni milionari per colmare certi vuoti e decide di aprire un’attività nel suo paese, ma non era dello stesso avviso il sindaco, che gli nega le autorizzazioni. Non si perde d’animo, il mastino danese, tanto che si candida come primo cittadino, vince le elezioni ma rifiuta la carica, a patto che il suo successore gli conceda le licenze per aprire un bar, licenze che ovviamente arrivano senza batter ciglio.
Calciatore, imprenditore, a 40 anni pugile e scrittore di un’autobiografia ‘No Regrets’, uno dei tatuaggi che campeggia sul suo corpo tatuato.
Nessun rimpianto, sostiene Tofting, nessun rimpianto per delle scelte non sempre azzeccate, nessun rimpianto per i pugni dati, per l’indole irascibile, per la violenza gratuita. Nessun rimpianto per le caviglie spezzate, per gli occhi neri e le scazzottate. Rifarebbe tutto, lo grida a gran voce, perchè ripete ancora ‘non dobbiamo essere comandati da nessuno.’
Tanti pugni dati, tanti quanti la vita ne ha tirati a lui… Forse, se quel giorno, tornando a casa, non fosse stato costretto a guardare una carneficina ma una madre amorevole ed un padre affettuoso, oggi non saremmo qui a parlare di un uomo che ha fatto della sua vita un campo di battaglia ed una guerra continua.
Tosaerba, Attila, Bulldog o più semplicemente Stig Tofting.
E non crediate di aver letto tutto, o quasi, la lista dei calciatori macellai è molto più lunga e cruenta di quanto possiate immaginare!
Stay tuned, torno presto.
di Anna Ciccarelli