Nel 1995 Joe Johnston porta nelle sale un film destinato a restare nella mente di adulti e bambini per decenni dopo la sua uscita. Nel cast abbiamo un già celebre Robin Williams e una giovanissima Kirsten Dunst, che regalano al mondo le avventure di Jumanji.
Il tutto ha inizio verso la metà del 1800, quando una cassa misteriosa viene sotterrata da due ragazzi, terrorizzati dal suo contenuto. In lontananza si può sentire un forte rumore di tamburi, che attirerà verso di essa il giovane Alan Parrish, il quale la estrarrà dallo stesso terreno di circa un secolo prima, ritrovandosi tra le mani uno dei più complessi e spaventosi giochi da tavolo mai ideati. Alan ha ben pochi amici, passando le sue giornate tra fughe dai teppisti e pomeriggi noiosi nello studio del padre. C’è però qualcuno con quale condividere tutto questo, Sarah, che accetta di venire a giocare a casa sua. Il gioco però è spietato, e un lancio errato di dadi costringerà Alan a 26 anni di prigionia in una giungla sita in un’altra dimensione. Solo dopo tutto questo tempo qualcuno tirerà nuovamente i dadi, riportando il primo giocatore nel suo mondo per continuare la partita della sua vita.
Proprio come il piccolo Alan, Benitez, a causa di qualche tiro sbagliato di troppo, è attualmente costretto in una giungla piena di insidie. La salvezza del terzo posto non è affatto lontana, ma occorre fare attenzione a non sbagliare più neanche una mossa, perché nel mondo di Jumanji gli errori si possono pagare anche con la stessa vita, e in quello della serie A con un troppo facile esonero. Il Real Empoli visto in scena al San Paolo ha lasciato l’ambiente azzurro in uno stato d’amarezza che solo poche città al mondo conoscono. L’umore partenopeo, già altalenante a causa dell’obbligato stile di vita volto alla sopravvivenza, è regolato in molti casi dai risultati conseguiti in campo dagli 11 giocatori che vestono i colori cittadini. In questa folle prospettiva è ovvio che si scateni una guerra mediatica a ogni pareggio, per non parlare delle sconfitte.
Nulla però è ancora perduto, anche se a molti piace far credere che sia così, e a conti fatti il Napoli resta la favorita, in una corsa qualitativamente mediocre, per il terzo posto. Soprattutto però il campionato non è l’unica via di salvezza, come ben dimostra il Borussia Dortmund. A dicembre si riprenderà il cammino in Coppa Italia, si disputerà una delle tanto amate sfide secche che rappresentano il pane di Benitez, contro la Juventus a Doha per la Supercoppa, e soprattutto a breve si deciderà la vetta del girone d’Europa League.
Non siamo alla fine del gioco, e di certo non lo abbiamo ancora perduto. Siamo esattamente a metà del nostro cammino, e ora più che mai, con il mercato Napoli alle porte, i lanci di dadi vanno studiati attentamente. Nel finale del film Alan si ritrova faccia a faccia con la propria nemesi, Van Pelt, che lo tiene sotto tiro e gli ordina di alzare le mani. I due dadi cadono in terra e uno di questi rotola lontano, formando un insperato tre che porta alla fine dell’incubo. Un tre, ecco cosa è servito ad Alan, ed ecco di cosa ha bisogno Benitez. Contro lo Slovan, il Milan, l’Udinese e la Juventus serve un tre. La sorte però è poco caritatevole con noi in questo periodo, quindi, rispettando per una volta gli stereotipi incollatici addosso, che ci vedono come furbacchioni e manigoldi, che qualcuno si faccia avanti e insegni allo spagnolo un bel lancio truccato.
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)
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