Oggi, come riportano le Napoli news, si festeggia il 55esimo compleanno dello stadio San Paolo.
E’ il 6 dicembre del 1959. Napoli dà il benvenuto al nuovo impianto polisportivo, con sede nei pressi del quartiere di Fuorigrotta: si gioca Napoli-Juventus, non una partita come le altre. Finirà 2-1 per gli azzurri: in gol Vitali e Vinicio, poi dagli undici metri accorcia Cervato. L’inaugurazione ufficiale, però, avverrà esattamente un mese più tardi; 6 gennaio 1960, Italia-Svizzera terminata 3-0. E’ appena iniziata la gloriosa storia dello stadio del Sole.
Lo stadio del Sole
Si, stadio del Sole. Inizialmente è questo il nome scelto per l’impianto disegnato e costruito dall’architetto Carlo Cocchia, ma si decide poi di cambiare per celebrare la tradizione secondo la quale San Paolo avrebbe raggiunto l’Italia attraccando nella zona dell’attuale Fuorigrotta. Al termine degli anni ottanta si diffonde l’idea di intitolare lo stadio ad Attila Sallustro, campione degli anni trenta, ma non se ne fa nulla.
Il progetto di Cocchia prevedeva un solo anello; ma, successivamente, viene aggiunto un secondo anello inferiore, al di sotto del livello stradale. Di conseguenza anche il terreno di gioco viene abbassato. Una capienza di 87.000 spettatori e un terreno di gioco da 100 per 68 metri. Lo stadio, nel corso degli anni, ha subito una serie di modifiche e ristrutturazioni, soprattutto in occasione dei campionati europei del 1980 e di Italia ’90, che hanno portato la costruzione della copertura e della nuova tribuna stampa per opera dell’ingegnere Luigi Corradi. Successivamente verrà aggiunto un terzo anello, rimosso da Alfredo Ponticelli, ex assessore dello sport di Napoli, per via dei disagi agli abitati provocati dalle vibrazioni diramate nel suolo.
Partite memorabili, entrate di diritto nella storia dell’impianto
Proscenio di imprese e delusioni, lo stadio San Paolo può vantare la fortuna di aver ospitato il più grande calciatore di tutti i tempi: Diego Armando Maradona. Sia con la maglia del Napoli, sia con quella della Nazionale. Indimenticabile il 3 luglio del 1990, quando, proprio al San Paolo, si giocò la semifinale mondiale fra Italia e Argentina. Uno stadio praticamente diviso in due. Alla fine furono i sudamericani a passare ai calci di rigore, ma quella partita è entrata di diritto nella storia dell’impianto.
E’ fuori discussione, però, che il San Paolo ha provato le emozioni più forti quando sul terreno di gioco c’erano undici uomini con la maglia azzurra, soprattutto nel glorioso periodo che va dal 1984 al 1991, quando quella casacca, prettamente ricamata con il numero dieci, l’ha vestita il più grande di tutti. Arrivato dal Barcellona dopo una grande operazione di calciomercato Napoli, il Pibe de Oro ha regalato gioie indelebili a tutti i tifosi: è il 10 maggio 1987, Napoli-Fiorentina, risultato di 1-1, ma basta e avanza per decretare Napoli campione d’Italia per la prima volta nella sua storia.
Ancor più memorabile la partita che si gioca tre anni più tardi: 29 aprile 1990, ultima giornata di serie A, Napoli-Lazio, un gol di Baroni decide la gara in favore degli azzurri. Il San Paolo può esplodere in un boato di gioia, perché è il giorno del secondo titolo.
Napoli e il San Paolo, odio e amore
Dieci anni fa, con l’inizio dell’era De Laurentiis, è finito il periodo di anonimato del Napoli. I tifosi sono tornati a sognare in grande e il San Paolo è ancora lì, a fare da casa a tutti quelli che la domenica hanno uno e un solo pensiero fisso. Tra i napoletani e il San Paolo c’è qualcosa di speciale; un rapporto di odio e amore. Un rapporto che dura da cinquantacinque anni e che continua a regalare emozioni indescrivibili.
di Pasquale La Ragione (twitter: @pasqlaragione)