“Questo Napoli non ha…non ha…non ha carattere!”
È quanto si sente in giro per strada, nei salottini delle Tv, allo stadio, nei bar; in un gergo più colorito, certo, ma sostanzialmente il succo è questo.
Il Napoli non ha carattere, non quello da grande squadra, almeno; un po’ come il suo allenatore, forse, quel tipo sempre pacato, sempre razionale, sempre lucido in una disamina anche se si è appena perso con l’ultima in classifica del campionato slovacco.
Il Napoli non ha carattere, perché subisce gol e non risponde, perché si dà da fare poco e non schiaccia l’avversario.
Non ha la forza della Juve, che vince il Derby all’ultimo secondo, né quella della Roma, rimontata dall’Inter e voi trionfante alla fine.
Un parere diffuso, che però, a quanto pare, non trova piena conferma nei numeri di questa prima parte di stagione.
FINALE DI GOL – Altra opinione erroneamente diffusa è il calo che il Napoli soffrirebbe col passare dei minuti durante la partita. Per larga parte della ‘critica’, infatti, la squadra di Benitez non ha mai svolto, quest’anno come nella passata stagione, una preparazione fisica che le consentisse di essere allo stesso livello delle altre squadre del campionato, squadre che sul fisico, sul ritmo e sulla corsa puntano gran parte delle loro sorti.
Sul finale di gara il Napoli soffrirebbe; e invece no, perché i numeri dicono il contrario: se consideriamo come finali di gara gli ultimi 20 minuti di un match, vediamo come in realtà il Napoli sia andato in rete con regolarità.
All’esordio col Genoa il gol vittoria al 95°, con l’Inter in rete due volte negli ultimi 10′, contro il Verona Higuain s’è scatenato nel finale; e ancora l’argentino all’86° riacciuffa l’Atalanta, fino al pari di lunedi di Zapata, al minuto 93 in casa della Samp.
E se ci aggiungiamo anche l’Europa League, nelle partite contro Sparta, Slovan e Young Boys, il numero di reti si amplia.
BOTTA E RISPOSTA – Per chi vede, invece, nel Napoli una squadra incapace di reagire, la risposta è diversa, analizzando queste prime tredici giornate di campionato.
In quattro occasioni (Genoa e Inter in trasferta, Palermo e Cagliari in casa) il Napoli è andato a segno dopo essere stato riacciuffato dall’avversario.
In due occasioni (Torino e Verona in casa) è andato in svantaggio ma ha poi avuto la forza di reagire e prendersi l’intera posta in palio.
In altre due (Atalanta e Sampdoria, entrambe in trasferta), ha recuperato lo svantaggio portando a casa almeno un pari. Occasioni simili a quanto accaduto in EL all’esordio contro lo Sparta Praga o all’andata del preliminare Champions contro il Bilbao.
In definitiva, solo in tre occasioni, nelle prime diciotto gare della stagione tra campionato ed EL, il Napoli non ha saputo rialzarsi alla botta presa: nelle due sfortunate sconfitte contro Chievo (casa) ed Usinese (trasferta), e nella serata nera di Berna contro lo Young Boys.
Dati che, alla mano, fanno riflettere.
Non per esaltare il carattere di una squadra che molto spesso – è vero – soffre passivamente l’avversario, anche se più debole sulla carta, ma per analizzare al meglio il momento di un Napoli comunque positivo, nei numeri, anche se coi giri del motore ancora al minimo.
Perché le statistiche e i numeri nel calcio contano poco, è vero, ma in fondo un po’ di verità c’è sempre.
E, a voler seguire le parole di Benitez, senza numeri e statistiche, saremmo solo qui a fare i tifosi.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)