A quanto pare gli dèi del calcio esistono e restano svegli pure fino al posticipo. Diciamoci la verità, sarebbe stata una sconfitta tanto dolorosa quanto immeritata, stavolta. Certo, il Napoli di Marassi non è parso un transatlantico inaffondabile, ma nel complesso la sfida diretta per il terzo gradino del podio Champions ha visto gli azzurri protagonisti di un match gagliardo, attento, nel complesso ben giocato e soprattutto ben amministrato. Poche distrazioni difensive – fatta eccezione per qualche uscita assassina dell’ineffabile Rafael – pochi isterismi, pochi fronzoli e tanta garra. Che nello spagnolo pallonaro sta per “furore agonistico; grinta”, ma che nell’idioma di Cervantes vale letteralmente “artiglio”, “grinfia”, quella che c’è voluta per afferrare in piena zona Pirlo-Cesarini un pareggio meritatissimo ed esiziale. Ancora una volta all’ultimo respiro, ancora una volta a Genova, ancora una volta ad opera di un mattatore inatteso: “el panterón” Zapata (a proposito, ve lo ricordate quello “vero”?), che con un graffio ben assestato alla giugulare della partita ha afferrato la preda divorandola in un sol morso. Menzione speciale anche, se non soprattutto, per l’assist al bacio fornitogli da Faouzi Ghoulam (subentrato anch’egli dalla panca). Un cioccolatino di marca pronto da scartare e poi buttare in fondo al sacco. Che marca? Ferrero, naturalmente.
di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)
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