Rigore dubbio su Albiol, netto su Lopez ed un arbitraggio mediocre; sono scuse queste, scuse, palliativi, zucchero per diabetici.
La verità è celata dietro una difesa debole, un centrocampo lento, un attacco in affanno. Non riusciamo ad imporre la nostra fisicità, siamo una squadra di singoli, alcuni con ottime qualità, ma labile consapevolezza ed autorità.
Ci riscattiamo troppo tardi, ci proviamo troppo tardi ed il cuore, questo sconosciuto, lo si lascia a bordocampo per 70 minuti.
Gli errori pesano sulla corsa, come zavorre; Juve e Roma corrono, Genova e Sampdoria ci provano, dietro non sono poi cosi dietro e noi perdiamo punti come una squadretta di dilettanti.
A casa, come tutte le partite in trasferta, ognuna al suo posto in un rituale che forse si deve rivedere e rivoluzionare.
Elisa alla mia destra non sa più cosa dire su Britos, è su tutte le furie ed urla alla tv: ‘Non puoi giocare ancora in questa squadra! Ti manderei a pescare 7 giorni su 7. E’ mai possibile che Rizzo ti porta a passeggio, che Okaka ti rigiri come un calzino? E tu, mai, dico mai una volta che fai una copertura decente, non la pretendo eccellente, decente’.
La rabbia è come un fiume in piena, può essere invalidante ma è lo sfogo che preferisco durante partite come questa e come darle torto, per una prestazione del nostro esterno basso, a livelli di una scuola calcio dell’oratorio?
Non finisce qui però, il silenzio la motiva a continuare, da Britos ad Inler, per sottolineare la sua evanescente prestazione, la sua poca reattività, la sua nulla capacità di impostare.
Teresa e Claudia, dal divano, osservano la partita con le orecchie tese verso la voce di Elisa, non aspettano neppure che finisca di imprecare che attaccano a turno, prima Albiol che è in notevole difficoltà, Maggio che non riesce a mettere un cross se prima non ha sfasciato spalle, addome, cosce degli avversari.
Teresa se potesse entrare in campo si dirigerebbe verso Rafael solo per capire, anche lei parla al televisore in un dialogo immaginario con il prescelto: ‘Ma riesci a spiegarmi, a parole tue, cosa credi che debba fare un portiere? No, perchè credo che tu abbia dei dubbi a riguardo. Sono arrivata alla conclusione che con te o senza giochiamo a porta vuota. Ma sei indifendibile, ma quale età ed età, resti un portierino anche tra 5 anni.’
Claudia la stoppa, appoggiando il modulo di Mihajlovic: ‘È stato bravo, ha studiato la squadra ed ha variato il suo modulo standard per obbligarci a fare il doppio lavoro sulle fasce, dal 4-4-2 è passato ad un 4-3-1-2 per ostacolarci e gli è andata benino fino a quando Benitez non ha capito che Britos, Inler ed Hamsik si dovevano mettere a sedere’ e continua nel suo monologo: ‘Non capirò mai, perchè nessuno dei nostri fa movimenti senza portar palla. Ci conoscono tutti ormai, siamo diventati cosi banali’.
Mi guarda, so benissimo di chi vuol parlare ma so altrettanto bene che non lo farà, rischierebbe un calcio negli stinchi ma, a malincuore, quelle due parole le spendo io, zittendo tutte.
‘Marek Hamsik, stima e rispetto a parte, ha dei problemi in campo che pesano su tutto l’organico. La poca lucidità, la mancanza di aggressività sono destabilizzanti per chi, in campo, non riesce ad avere un Leader. La panca mi sa che gli farebbe bene, già da domenica, a braccetto con Britos. Forse, quella fascia, pesa soprattutto nella testa.’
Sembra vicina la disfatta, eppure, in un secondo ritrovo Claudia seduta su una sedia, Teresa immobile osserva la scena, Elisa si mette comoda sul pavimento ed io resto per circa 10 minuti, in piedi, accanto alla porta.
Cambiamo gli schemi, a quel paese le vecchie superstizioni, c’è cuore in campo, corrono, ci provano. Dries Mertens è ancora provato dall’incidente ma quando si ha bisogno di lui è li come una vedetta, quel passaggio perfetto sui piedi di Ghoulam, quel cross perfetto dall’algerino a scovare la testa nella mischia, può sembrare un’azione manovrata ma onore a Duvan, alla prestanza di un gigante che compie il miracolo.
Silenzio Signori, non aprite bocca, l’illusione del terzo posto da soli, ve l’abbiamo strappata ad un 1 minuto dalla fine, strozzata la vostra esultanza, strozzata la follia del vostro presidente, zittito il Marassi!
Appunti negativi e non, prestazioni altalenanti e giocate non del tutto eclatanti, ma se strappi un punto al 92° minuto, resta sempre e comunque, un’emozione indescrivibile.
di Anna Ciccarelli
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