Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Benitez ha parlato in generale della sua esperienza napoletana, e del progetto che lo vede legato alla dirigenza azzurra:
Il suo contratto è in scadenza quest’estate, cosa potrebbe portarla a non rinnovare?
“La mia esperienza personale mi suggerisce di continuare a lavorare per questo progetto attuale, pur senza dimenticare di alzare lo sguardo ogni tanto e guardare oltre. Con Bigon e De Laurentiis c’è un contatto continuo, e a loro dico sempre che, al di là del sottoscritto, io sono tenuto a garantire il futuro di questa società. Il problema non è rinnovare o meno, ma condividere la giusta strada, e non è affatto un problema di soldi o investimenti. Occorre operare in modo tale da capire se potremmo vincere qualcosa. E poi ho mia moglie e le mie figlie a Liverpool. Non è facile stare lontani, e per me è la prima volta. De Laurentiis sa bene quanto sia importante il valore della famiglia”
La sua vacanza a Liverpool fece discutere. La cosa l’ha infastidita?
“In realtà era tutto programmato. Volevo concedere a tutti tre giorni liberi per poi passare a quattro d’allenamento. Io lavoro anche 16 ore al giorno, perché vivo nell’albergo di fianco al centro sportivo, e ho poi ho uno staff di massimo valore. Non credo che i tecnici italiani vivano dove vivo io e passino tanto tempo con i giocatori”
L’ipotesi ct spagnolo è reale?
“In passato ho risposto a questa domanda e il giorno dopo c’erano titoli di giornale con ‘Benitez vuole la nazionale’. Potrebbe essere un’idea, ma a me piace il lavoro sul campo quotidiano. Sono un insegnante, laureato all’Inef (facoltà scienze motorie). Lavoro sulla testa del giocatore, così da fargli capire il calcio, non soltanto un modulo. La convocazione di Callejon e il miglioramento di Koulibaly hanno premiato sia loro che me”
Perché si trascurano i settori giovanili e spesso si ricorre unicamente agli stranieri?
“Il mercato in Italia è così. Qui si vuole tutto e subito, e dunque il risultato condiziona le scelte. Se non arrivano risultati ti mandano via dopo tre settimane. Per questo si scelgono giocatori maturi e pronti”
Disse che uscire dalla Champions non sarebbe stata una tragedia. Oggi lo ridirebbe?
“Certo. Ero convinto di passare e volevo eliminare un po’ di pressione. Di certo quell’eliminazione ha influito moltissimo sulla parte iniziale della stagione”
Non vince uno scudetto dal 2004 e Napoli da 24 anni. Potrebbe restare nella storia
“Vanno analizzati i numeri e non ci si può affermare avendo un fatturato inferiore. L’anno scorso non si può dire che abbiamo fatto male, con 10 vittorie esterne, 104 gol e 78 punti. C’è equilibrio in Italia perché Inter, Milan e Lazio sono lì. In Spagna la differenza è più ampia. Dopo 4 anni di Mazzarri e con la partenza di Cavani è come se avessimo vinto. Una grande soddisfazione è stato incontrare dei tifosi che mi hanno detto ‘ora ci divertiamo’”
Cosa manca per lo scudetto
“L’importante è creare una base per poter vincere anno dopo anno e migliorare sempre. La Juve è l’esempio, avendo componenti che si sono migliorate nel tempo”
Dove colloca il Napoli nella classifica finale?
“Non voglio sembrare monotono ma guardo alla singola partita. Diversamente si corre il rischio che se non fai quanto dici, poi complichi ogni cosa. Ora siamo terzi e guardiamo un po’ più avanti. Non dico che possiamo fare di più, ma che dobbiamo farlo ogni settimana”
Sta pensando alla Supercoppa?
“Certo. Ci interessa molto, ma ora devo pensare al campionato, così da capire chi risparmiare per evitare infortuni. Tutti però devono essere pronti, e questo è uno dei motivi per cui non dico mai la formazione prima dell’immediata vigilia”
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