“Con una giacca sbagliata, Walter il mago si presenterà di nuovo qua.
Con un cilindro truccato ed un coniglio vecchio quasi come il trucco che fa”.
Cominciava così la canzone di Ligabue. Walter il Mago. Come Mazzarri, che è tanto Walter e forse poco Mago.
La notizia del suo esonero all’Inter fa il giro del mondo da ventiquattro ore; si prende prime pagine, spazio nei giornali, interesse nei bar. Chiunque ne parla ovunque.
Perché l’esonero di Walter il Mago è la fine del suo ciclo da allenatore che è cominciato a Napoli ed è proseguito a Milano.
La Milano che mai l’ha accolto pienamente tra le sue braccia e che alla prima possibilità gli ha voltato le spalle.
NAPOLI, AMORE E FANTASIA – Il primo vero step della sua carriera è Reggio Calabria. Il secondo Genova, sponda Sampdoria, portata fino in Europa dalla porta principale.
Ma il terzo scalino è quello che forse gli ha dato di più.
Mazzarri è arrivato a Napoli da promessa, e forse se n’è andato via da promessa incompiuta.
Quattro anni sempre ad ottimi livelli, due qualificazioni Champions, una Coppa Italia vinta, anche un secondo posto nel campionato degli orrori, quello in cui gioca solo la Juve e tutti gli altri si dividono le noccioline.
La giacca non era mai sbagliata, ma non indossata quasi sempre. In quel suo maniacale modo di incoraggiare la scaramanzia nella città che alla scaramanzia ha forse dato i natali.
Eppure con quella giacca ci ha fatto fortuna, quindi perché cambiare?
A cambiare, piuttosto, sono stati i suoi atteggiamenti: la liaison con la Juve è durata un attimo prima dell’arrivo di Conte, la tiritera sull’anno sabbatico è poi stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Mazzarri è arrivato a Napoli da promessa, e forse se n’è andato via senza neanche un grazie.
La colpa, a suo tempo, fu solo sua.
MILANO DA AMARE – A Milano di scaramanzia non ne vogliono sentir parlare. E se togli la giacca quando sei sotto nel punteggio non devi farlo per recuperare il risultato, ma per indossare il cappotto, prendere le tue cose e andare via.
Il cuore spasmodico del toscano contro l’algida altezzosità longobarda. Indovinate chi ha vinto.
Ci ha provato, il buon Walter, a fare il Mago, e forse non gli ci voleva neanche tanto.
L’Inter che ha voluto far passare per squadretta un anno e mezzo non è poi così ridotta male, e con Mancini ce ne accorgeremo con ogni probabilità.
Ad ogni partita, il trucco è vecchio come i conigli che non riusciva più a tirare fuori dal cilindro.
Ecco perché Milano gli ha voltato le spalle.
È bastato poco a Thohir per adattarsi al calcio italiano, ma un accordo così repentino con il vecchio cuore nerazzurro Roberto Mancini fa pensare che le idee fossero già chiare da tempo.
Mazzarri lascia, e il suo “Non sono mai stato esonerato” è ora un’eco da consegnare ai posteri.
Paga più di quanto in realtà non dica il campo: l’Inter non è di certo in zona retrocessione, ed ha tutte le possibilità di centrare il podio del campionato, ma come sempre con Walter il Mago quello che non va non è tanto da ricercare in campo, quanto fuori dal rettangolo di gioco.
Zero squadra, zero gioco, zero capacità comunicativa, zero gestione del gruppo in una città e una squadra che poi tanto facili non sono.
“Walter il mago si presenterà di nuovo qua, ci fingeremo stupiti che non ci costa niente farlo sentire una star”.
Si perché Mazzarri tornerà presto, e ce lo ritroveremo di nuovo a scusarsi davanti alle telecamere dopo un pari scialbo sotto la pioggia.
“Il meglio deve ancora venire” resterà un titolo beffardo, da libro che va tolto dagli scaffali delle librerie.
Forse, caro Mago, il meglio per te era già arrivato, ma te lo sei perso sotto una montagna di scuse.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)