Cambiare guida tecnica è un po’ come far partire un “vecchio” progetto dal punto d’origine. Il pubblico potrà non apprezzare, sospinto dalla spasmodica voglia di vincere l’unico trofeo su suolo nazionale il cui valore non viene dimenticato il giorno dopo averlo alzato al cielo con sincera emozione, ma le cose stanno esattamente così.
Quello che Rafa Benitez ha apportato al Napoli è stato decisamente un cambiamento radicale, che però non può ancora dirsi concluso. Lo sguardo del tecnico spagnolo va al di là della singola stagione e della squadra con la quale si ritrova a lavorare. Si mira alla progettualità, allo sguardo lungimirante, a strutture all’altezza degli standard europei e a un cambio di mentalità che coinvolga dirigenza, giocatori e non ultimi i tifosi.
Il piano a dire il vero è alquanto ambizioso, ma Rafa ha dalla sua un presidente evidentemente innamorato del suo modo di vedere e intendere il mondo. Nessun timore per l’ex Chelsea, che non è mai stato realmente sull’orlo dell’esonero, se non sulle colonne dei maggiori giornali italiani. Il suo posto è sulla panchina azzurra, dove De Laurentiis lo vorrebbe ancora a lungo.
Detto questo, occorre risolvere la differenza temporale che separa tifo e tecnico. Se per lui quello attuale è il secondo anno, per i tifosi si tratta dell’undicesimo di marca aureliana. Contro la Fiorentina, in quella maledetta sera, Higuain e compagni hanno alzato la Coppa Italia e, insieme a una Champions più che dignitosa, seppur interrotta alla fase a gironi, si è riusciti a portare a casa una stagione più che positiva, conclusasi dinanzi alla porta di servizio della Champions League.
Il passo per un buon rapporto con questo nuovo mondo dunque è stato fatto da parte dello spagnolo, che ha saputo vincere, conferire un gioco alla squadra e poggiare le prime pietre per le future strutture societarie. Ora è tutto nelle mani dell’ambiente partenopeo.
L’inizio non è stato dei più promettenti, con aspre critiche alla società, ai nuovi arrivati, al tecnico, ai big, ai panchinari, ai media e soprattutto a quel De Laurentiis reo d’aver fatto promesse non mantenibili in quel di Dimaro.
Il solito ex Marino era solito dire che il tempo è galantuomo, e oggi, superata la bruciatura Bilbao e abituatosi all’umorale piazza napoletana, il gruppo è alle porte del terzo posto, con i pronostici decisamente dalla sua parte per poterlo afferrare e conservare fino al termine delle trentotto giornate. La testa però è alta e si mira, senza dirlo, a vette maggiori, fin quando la matematica non porrà il suo veto.
Le ottime prestazioni contro Verona, Atalanta e Roma però, seppur non prive di difetti, vengono purtroppo viste dalla pizza come mere eccezioni. Il San Paolo così resta “vuoto”, stando almeno ai suoi standard, e si continua ad attaccare è frutto del calciomercato Napoli degli ultimi due anni, che ha solo bisogno del tempo necessario per poter dimostrare di meritare questa storica casacca.
Gli errori di valutazione di Koulibaly e David Lopez siano d’esempio, e si sostenga la squadra in queste notti europee a base di turnover, che potrebbero riservare piacevoli sorprese anche sotto l’aspetto della rosa. Questo Napoli già da rottamare ad agosto, potrebbe riscoprirsi in grado di ambire, spalla a spalla, a traguardi inattesi, soprattutto in un campionato in cui le cosiddette favorite sentono sempre più il peso di questo titolo.
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)
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