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COLPI DI JENIUS – Gonzalo ringrazia e si sblocca, Albiol come Mennea. Le cose da ricordare di Napoli-Verona

 

Una notte da sogni, da gol e di passione.
Una notte per Napoli che riabbraccia il Napoli, per il San Paolo che torna festante come nei momenti migliori, per il ricongiugimento di squadra e pubblico.
Dopo la brutta sconfitta d’Europa League, la squadra azzurra non aveva altra chance che la vittoria per rimettersi in carreggiata e spazzare via le critiche: detto fatto, con un 6-2 netto al Verona e la continuità in campionato, dove nelle ultime quattro partite gli azzurri hanno accumulato tre vittorie e un pari a Milano all’ultimo minuto, frutto più di colpe proprie che di meriti altrui.

 

GONZALO…GONZALO! – Il momento più bello della serata si è avuto dopo il secondo gol di Hamsik, che aveva riportato il Napoli avanti per 2-1.
Dopo aver festeggiato come al solito la rete dello slovacco, il popolo azzurro ha cominciato ad incitare volontariamente Gonzalo Higuain.
L’argentino, fino a quel momento spesso abulico e quasi al confine del match, è rimasto stordito; a Madrid, di solito, quando non sei capace di segnare e di stupire la platea cominciano a mugugnare sotto i baffi, non certo a gridare il tuo nome come se avessi appena segnato una tripletta.
Due minuti, poi il Pipita capisce che in realtà il popolo del San Paolo vuole lui, vuole il suo gol, che all’ottava di campionato ancora manca.
Il gol del pari del Verona pare complicare le cose, ma tre minuti dopo l’argentino si mette in proprio e sigla il nuovo vantaggio: in 20 minuti i gol saranno tre, anzi quattro se Gervasoni non avesse annullato un gol regolarissimo.
Il Pipita è tornato, e l’ha fatto grazie ai napoletani.

 

ALBIOL E MENNEA – Come in un viaggio nel tempo, il San Paolo si ricorda di avere la pista di atletica e si trasforma nello stadio che alle Olimpiadi di Mosca del 1980 regalò l’oro al grande Pietro Mennea.
Il campione italiano che sbriciolò Quarrie e Wells negli ultimi metri ed esultò festante quella cavalcata insperata.
Così come Raul Albiol, che la maglia azzurra come Mennea l’aveva già addosso e che si produce in una cavalcata lunga 70 metri, supera due avversari e regala ad Higuain il gol del 5-2.
Dopo una corsa estenuante il centrale ex Real Madrid, mai pienamente convincente quest’anno, si getta a terra in un’esultanza liberatoria.
Come avesse vinto un oro, come fosse un gol in una finale di Champions.
La squadra lo ringrazia e corre ad abbracciarlo.
Non saranno le Olimpiadi e Npaoli non è di certo Mosca, ma festeggiare così fa bene agli occhi e al cuore.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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