E il lunedì assume un aspetto macabro, quando la domenica il Napoli è lì lì per espugnare il Meazza e riesce, invece, a farsi recuperare per due volte. Errori dei singoli o collettivi poco importa, il risultato non cambia. Era obbligatorio salvaguardare il primo vantaggio, era doveroso e legittimo usare la testa sul 2 a 1 allo scadere, far gioco palla a centrocampo, falli tattici per evitare le ripartenza, spazzare nel parcheggio antistante all’occorrenza e mordere alle caviglia se necessario ed invece… Un pareggio che rispecchia totalmente l’animo di questa squadra che pecca di poca personalità e che si lascia trascinare dagli eventi senza alcuna reazione.
Neanche il tempo di metabolizzare la delusione che il cellulare e il pc vanno letteralmente in tilt. Commenti, messaggi,chiamate da chi cerca di sbollire la rabbia e di confrontarsi, per dare risposte ai mille dubbi che si celano dietro ad una prestazione avvilente e commenta così la mia disamina su Facebook. Chiara: “A questo punto devo pensare che il modulo utilizzato da Benitez è fallimentare, non ha i giocatori adatti per usare il 4-2-3-1. Il centrocampo non è in grado di fare la doppia fase: difensiva e offensiva ed è perennemente in affanno.Le colpe devono ricadere anche su Benitez e non solo sulla evidente mediocrità di alcuni giocatori”. Viene naturale chiedersi cosa debba fare Rafa per risollevare una squadra che vaga in un labirinto senza trovare la via d’uscita. Non si lascia pregare Annita, amica di gradinata, che esterna la sua considerazione “Benitez ha l’80% delle colpe, non è in grado di modificare gli schemi in corso d’opera, non comprende la necessità di una visione poliedrica della partita, non cambia quando c’è l’obbligo di farlo ed insiste con la sua mentalità English , peccato che siamo in Italia”.
Non condivido tutto, ma accetto le opinioni altrui. Eppure non comprendo come sia possibile che non siano state spese parole nei confronti di un calciatore, attualmente capocannoniere con 6 reti in 7 partite, che ha un fiuto del goal impressionante e che non perdona da nessuna angolazione. Forse troppe parole sarebbero superflue, per descrivere Callejon basta dirne una: campione!
A conti fatti, In Rafa we trust or not, resta un dilemma amletico. Continuare a dargli fiducia sembra l’unica opzione plausibile, eppure vien da chiedersi: per quanto tempo lo si deve fare ancora?
di Anna Ciccarelli
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