Nel lontano ’91 l’ormai compianto Robin Williams fu scelto da Steven Spielberg per il ruolo di uno dei personaggi più amati e noti del mondo del cinema e della letteratura, Peter Pan, per il film Hook. Chiunque prenda parte a questa pellicola si ritrova a combattere una personale battaglia contro il tempo, e in tal senso il protagonista assoluto è il Capitano Giacomo Uncino.
Il vecchio Hook vive in un loop temporale senza via di fuga. Il futuro, inteso come portatore di morte, è esiliato dall’isola che non c’è. Tutto è fermo e statico, ma il passato ribolle e lo attanaglia ripetutamente, assumendo a volte le fattezze di un enorme e famelico coccodrillo, a volte quelle di un giovane arrogante. Caducità umana e profonda nostalgia del tempo che fu. Ecco i due veri nemici del Capitano, che forse, avendone l’occasione, avrebbe preferito di gran lunga schierarsi tra le fila dei bimbi sperduti, liberi per sempre dal gravoso peso dell’età adulta.
Rispettosa del proprio nome però, quest’isola non esiste, e chiunque è costretto a lasciarsi il passato alle spalle prima o poi, decidendosi a crescere. Il mondo del calcio però, sotto molti punti di vista, vive di regole tutte sue, e così una squadra che in passato ha detto addio all’isola e a un presente da semplice promessa, si ritrova poche stagioni dopo rintanata in un limbo di timori.
L’isola che non c’è è un posto sicuro e non crescere, evitando di rispettare quasi sistematicamente ogni promessa, pare la soluzione adottata da tempo dal Napoli di De Laurentiis. Crescere è terribilmente rischioso e terrificante, soprattutto in una città che vive prigioniera del proprio glorioso passato, ma il calcio non segue una linea temporale comune, consentendo a qualsiasi compagine di rigenerarsi. Il tempo è relativo in questo modo, ma è necessario dimenticare e tornare a credere nel futuro.
Chiunque a Napoli è costretto a sorreggere il peso del passato, compreso il proprio, come accaduto a inizio stagione a Callejon, ora tornato di diritto tra le fila dei fenomeni, e tutti i protagonisti (o quasi), non appena messo piede fuori dal recinto societario, sono degni d’essere rimpianti a ogni singolo punto perso.
Occorre salpare e far ritorno in un mondo in cui gli orologi non siano tutti fermi all’ennesima magia di Diego che con orgoglio abbiamo tatuata sul cuore. Il vascello azzurro ha un nuovo Hook al suo timone, deciso a portare avanti il suo piano a tutti i costi, ammutolendo Pan e la sua ormai datata cricca di bimbi sperduti. La ciurma è quasi del tutto nuova e ha ancora svariati giri di lancette per salpare in cerca di un’avventura da portare a termine. La stagione non è conclusa e l’unico ticchettio è quello dell’impazienza della piazza. Ma in fondo che Napoli sarebbe senza Capitan Benitez?
di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)