Il giorno e la notte, Rafa e Walter. Tanto misurato e abbottonato il primo quanto focoso e scollacciato quest’ultimo. Eppure c’è un fil rouge che li unisce indissolubilmente e che domenica sera li vedrà ancora una volta di fronte: Inter – Napoli è oggi come oggi la partita dei delusi. Di quelli che poteva essere stato ma non è, di quelli che inseguono affannosamente, di quelli che sopra la panca bene si campa, ma sotto la panca ci sta un crepa. Un curioso gioco di porte scorrevoli li ha resi in pratica alternativi, roba che se non avessero caratteri – somatici e non – così diversi verrebbe quasi da pensare che siano la stessa persona. Mentre uno ammira la Madunina, l’altro si gode lo spettacolo di Marekiaro (quando era forte veramente); poi come per magia… puff, si invertono i ruoli, i campi, i destini. Il toscano però resta quattro lunghissimi anni alla corte di De Laurentiis, mentre al madrileno vengono concessi appena sei mesi, giusto il tempo per mettere assieme una Supercoppa italiana e una Coppa del Mondo per Club. Già, il tempo. Quello con cui Benítez deve avere un ottimo rapporto, abituato com’è a centellinarlo, assaporarlo, accoglierlo. La sfida del Meazza rappresenterà un crocevia delicatissimo per la stagione di entrambe le compagini, ma l’attesa è appena cominciata e si annuncia snervante, stressante, infinita. Per tutti tranne che per Rafa, perché quando lo conosci così bene, il tempo, allora devi per forza sapere come si fa a matarlo… ehm, ad ammazzarlo.
di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)