Finalmente Lorenzo. Un pianto liberatorio, quello dello scugnizzo di Frattamaggiore. Un pianto che lo riconcilia per un attimo con la sua gente, con un popolo che sa essere tanto amorevole quanto spietato, che ti sotterra e riesùma nell’arco di novanta minuti scarsi, che ti cinge in un abbraccio così stretto da diventare a tratti persino soffocante. Analizziamo la cosa con obiettività neutrale: Insigne ha numeri sbalorditivi, e non soltanto perché parliamo di un poco più che ventenne. Ne sono dimostrazione inconfutabile i minuti immediatamente successivi all’inzuccata del pareggio, dove l’enfant du pays napulegno ha sciorinato una serie di colpi a effetto da assoluto fenomeno. Un paio di assist illuminanti per uno scolorito Higuaín, dribbling ubriacanti sulla fascia, conclusioni improvvise, rincorse difensive che neanche il miglior Eto’o di mourinhana memoria. Tutta questione di testa, nella vita. Anche perché quando il collo (piede) non funziona, non resta altro da fare che affidarsi a quest’ultima. E stavolta la testa in questione è stata là dove deve essere: cioè, sul collo. E il pallone pure là dove deve andare: cioè, in fondo al sacco.
di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)
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