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SHOWTIME – In piedi! Comunque vada, sarà un grande viaggio

 

La lotta per la sopravvivenza è di certo uno degli istinti primari più forti che si agitano al nostro interno. Anche in condizioni critiche, con la coscienza pronta a gettare la spugna, qualcosa dentro di noi, di puramente primitivo, si agita per ricondurci a uno stato che garantisca di restare ulteriormente attaccati alla vita. Gravity, splendida pellicola del 2013 di Alfonso Cuaròn, mostra, attraverso inquadrature da togliere il fiato, il lungo e tortuoso percorso di un essere umano per raggiungere la vita, al termine di un limbo oscuro e terrificante che prende le sembianze dello spazio profondo.

 

Privata di qualunque appiglio, artificiale e umano, Sandra Bullock decide quasi subito di lasciarsi andare nel vuoto, conscia di non poter far nulla per poter ristabilire lo status quo precedente. La versione di sé primordiale però la condurrà dritta nel lato più oscuro del limbo in cui si trova, sfiorando le porte dell’inferno, regredendo quasi a un cucciolo d’uomo nel ventre della madre. La lotta è dura ma infine appare la luce, e ancora una volta, l’ultima, occorrerà dimostrare di meritare la vita ricevuta, di volerla davvero, senza cedere all’ennesimo pericolo di un mondo splendidamente letale.

 

Il primo anno a Napoli di Rafa Benitez ha privato il pubblico partenopeo di alcuni appigli che nel ciclo precedente avevano saputo dare sicurezza alla piazza. Alcune scelte non sono di certo imputabili allo spagnolo, mentre altre portano chiaramente la sua firma. Spaventati dall’incertezza del futuro prossimo, in tanti hanno ceduto alla facile protesta, alla condanna contro tutto e tutti, pronti però a tornare sui propri passi ai primi spiragli di gioco, alle prime reti di semi sconosciuti quali Callejon, ma soprattutto al gioco in breve tempo impartito da Rafa alla squadra, ora in grado di imporsi invece di attendere. Una coppa, un terzo posto e l’ennesima ottima figura in Europa sono stati il giusto premio per un gruppo capace di rischiare il tutto per tutto pur di emergere dalla massa informe di inizio stagione.

 

Quest’anno però a restare senza appigli sono stati proprio tecnico e giocatori. Il mercato ha portato nient’altro che titoli di giornali e giovani promesse, creando più di qualche sussulto in città e problemi a Castel Volturno. Il tempo perso a seguire Mascherano e Gonalons, inutilmente, ha dato vita a una strategia a dir poco avventata, ovvero scommettere sul passaggio del preliminare di Champions, per poi sferrare un colpo a effetto nelle ultime ore della finestra estiva. Bilbao però si tramuta in un incubo e i soldi non arrivano, così come nessun esborso d’eccezione, in nome del dio bilancio che De Laurentiis, forse non a torto, venera.

 

Senza Champions e con le fatiche Mondiali a fare da ancora, il Napoli stenta a partire, risulta incerto e privo delle motivazioni utili a mettere in campo quei residui di forza e voglia che il Brasile dovrebbe aver lasciato. Se qualcosa può andar male, andrà male”, ecco in breve la legge di Murphy, che riassume quanto successo nelle ultime settimane. Quattro punti in quattro gare, titoli di giornali roventi in grado di far perdere la calma a un pacifista come Rafa e una serie di opinionisti dal curriculum imbarazzante pronti a far luce sulle più oscure teorie per uscire dalla “crisi”.

 

Ciò che Bilbao ha tolto Sassuolo potrebbe restituire, con un Napoli finalmente in grado di ritrovare la luce tiepida dei tre punti, ma ancora impantanato in una palude potenzialmente letale. Ora occorre dimostrare di voler rialzarsi per davvero, contare unicamente sulle proprie forze e rinunciare a tutto fuorché al proprio istinto primordiale. Occorre vincere, ancora e ancora, per sopravvivere alla splendida Napoli, incapace di capire che l’eventuale resa (da molti agognata) dell’uomo “piovuto dal cielo” non sarebbe altro che l’ennesimo passo indietro verso l’oscuro abisso chiamato post Maradona che in tanti paiono aver scelto di ignorare.

 

di Luca Incoronato (Twitter: _@n3ssuno_)

 

Luca Incoronato

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Luca Incoronato

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