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EDITORIALE – L’insostenibile leggerezza del difendere

 

Non va.
Il Napoli è clinicamente morto, clinicamente morto in campo. E non riesce a trovare nulla per rianimarsi.
La partita col Palermo è l’ennesima dimostrazione che questa sarà un’annata difficile: e nelle annate difficili solo il cielo sa come può poi finire.

 

Il doppio vantaggio del Napoli in venti minuti certifica quelle che sono le potenzialità di questa squadra: potenzialità, appunto, perché poi gli azzurri si fanno riprendere tanto facilmente che un bambino riuscirebbe a difendere meglio il proprio gelato.
La giostra s’è rotta perché c’è qualcosa che non va: qualcosa in campo, qualcosa nella testa, qualcosa nello spogliatoio, qualcosa nelle scelte nel mister, qualcosa nella fase difensiva.
Quel grande punto interrogativo che si chiama fase difensiva.
Nessuna squadra, dalla Serie A all’ultima delle serie semi professionistiche, saprebbe difendere peggio di questo Napoli: e va bene tutta la qualità del tridente palermitano – perché Belotti e Dybala, insieme a Vazquez, sono tre futuri fenomeni -, ma la retroguardia azzurra fa acqua da tutte le parti, e per chiunque sarebbe possibile segnare.

 

Tre volte in vantaggio e tre volte raggiunti: sembra un film horror quando il pallone arriva nei pressi dell’area azzurra.
Il film della partita sembra un gioco a rincorrersi: Koulibaly e Duvàn mostrano i muscoli, coi centimetri del francese e col piede delicato del colombiano, poi la prima rimonta rosanero con Belotti gran mattatore.
Prima del duplice fischio il gol di Callejòn, che è una mesta illusione.
La trama è la stessa anche nella ripresa: ma se non riesci a gestire il terzo vantaggio in 50′, allora è giusto che l’avversario strappi il punticino da portare a casa.

 

De Laurentiis e Benitez si siedano a tavola domattina, a Castel Volturno.
C’è da prendere in mano la sorte di questo Napoli, imprigionato nel corpo di una squadra che era proiettata a grandi traguardi, e che invece oggi si guarda alle spalle con timore, per vedere quanto manca alle xone che fanno paura.
C’è da decidere il futuro di una società che si appresta al primo anno negativo della propria gestione: dopo un’estate caldissima, l’inverno si preannuncia più rigido del previsto.

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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