A memoria d’uomo, un San Paolo così vuoto, come in occasione di Napoli-Sparta Praga, si fa fatica a ricordarlo.
Quindici, forse ventimila persone, che altrove significherebbero incasso pieno, a Napoli significano crisi; meno della metà di quelli visti domenica contro il Chievo.
E va bene il giovedi, e va bene l’avversaria poco stimolante per l’immaginario del tifoso medio, ma in quella sparuta minoranza presente a Fuorigrotta è nascosta un malessere che va avanti da tempo; Napoli s’è abituata a stare ad alta quota, quasi da non riconoscere più la bellezza del calcio in ogni singolo momento.
La stessa città che ha portato 50mila persone ad una partita di Serie C, adesso non risponde alla chiamata della seconda competizione più importante del continente.
Ieri sera, però, nessun fischio, come non accadeva da tempo: tutti accanto alla squadra, quando va in svantaggio e quando vince per 3-1.
Benitez l’ha detto: “Abbiamo sentito l’appoggio dei tifosi, e la squadra l’ha sfruttato per ribaltare il risultato. Sempre così, spalla a spalla”.
Meglio pochi, ma buoni, insomma.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)
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