“Pipita non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.
Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”.
Avrebbe cantato così Francesco De Gregori se fosse stato presente al San Paolo a vedere Napoli-Sparta Praga.
E invece ieri sera a Fuorigrotta c’era solo Gonzalo davanti al portiere avversario.
QUESTIONE DI FEELING – Avrebbe detto invece Adriano Celentano, perché quel feeling così forte che univa il San Paolo alla squadra azzurra sembra non essere tornato ancora dalle vacanze.
Il Napoli visto a Fuorigrotta in questo avvio di stagione era stato deludente: un solo punto col Bilbao, addirittura zero all’esordio in campionato contro una squadra non proprio proibitiva come il Chievo, prima del buon esordio in Europa League.
Il Pipita è l’anello di congiunzione che passa tra l’esaltazione e la disperazione: il rigore fallito contro il Chievo è il simbolo di un Napoli che mentalmente e fisicamente non era in campo domenica, quello siglato contro lo Sparta Praga potrebbe agire da spartiacque della stagione.
UN PIPITA PER AMICO – “Può darsi ch’io non sappia cosa dico, scegliendo te – un Pipita – per amico” potrebbe cantarci Battisti.
Perché è dai piedi di Higuain che passano le speranze di riscatto di questo Napoli. Dai suoi e da quelli dei suoi compagni di reparto.
Il Napoli ha bisogno di punti, anche di quelli europei, e dei suoi gol, che siano in campionato o in coppa, ed in effetti il borsino dell’argentino non è così male in questo avvio di stagione: cinque partite, due gol, due assist.
Gli azzurri hanno perso Reina, e hanno bisogno ora pure di un leader: chi meglio di Higuain?
La Champions è lontana, almeno per quest’anno, e ci si dovrà accontentare di un’altra musichetta, quella dell’Europa League.
I rigori possono essere sbagliati, perché a sbagliarne parecchi era stato anche Cavani prima di lui, ma poi il calcio ti presenta l’occasione giusta per il riscatto e tu devi saperla sfruttare al meglio.
INVERSIONE DI MARCIA – “E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai, di giocatori tristi che non hanno vinto mai”, non è questo il destino di Higuain, uno che ha il confine labile tra il sorriso e il pianto.
Il riscatto lo fece già assaggiare nella notte d’agosto contro il Bilbao, poi ha servito a Callejòn il primo gol in campionato con un assist fenomenale, adesso tutti ricordano solo lo ‘zero’ registrato alla tabella dei gol dopo due giornate di A.
Ma nel modo di interpretare e vivere il calcio di Higuain c’è molto altro: c’è la voglia di mettersi questo Napoli sulle spalle, trascinarlo dentro e fuori dai confini nazionali. Perché in Italia e in Europa di attaccanti come lui ce ne sono davvero pochi.
Gonzalo non dovrà fermarsi ai numeri.
“E allora mise il cuore dentro le scarpe, e corse più veloce del vento”, prenda per buona quest’ultima strofa e torni a sventolare alto il vessillo azzurro, ad esultare aizzando il pubblico di Fuorigrotta, che tornerà a stringersi a lui e agli azzurri sempre più.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)