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COLPI DI JENIUS – La seconda vita spagnola di Napoli: da Francesco II a Rafa Benitez

 

Chi pensava che la storia spagnola di Napoli fosse tramontata con l’avvento del XIX secolo, deve ricredersi.
Perché da un anno è arrivato in città un nuovo reggente, l’ultimo dai tempi di Francesco II.
Si chiama Rafaél Benítez Maudes, ed è nato in quella Madrid che fu resa capitale da Filippo II, un altro dei suoi avi.
E insieme a Benitez è tornato a splendere su Napoli il colore dei regnanti di Spagna, soprattutto nel calcio.

 

DOMINAZIONE SPAGNOLA – Su 24 elementi presenti in rosa, infatti, sono 13 i calciatori che possono comunicare tra di loro tranquillamente in lingua spagnola o tramite una derivazione (argentino, colombiano) o variazione (portoghese) della stessa.
Più, ovviamente, lo stesso Benitez, che della frangia iberica ne è il primo mandante.
Se poi ai calciatori e al mister ci aggiungiamo gli elementi dello staff azzurro che a Rafa danno una mano nel lavoro quotidiano, si potrebbe pensare di iscrivere il Napoli in Liga piuttosto che in Serie A.
Di investimenti sbagliati in Spagna, piuttosto che nel Sudamerica, se ne potrebbero registrare a centinaia negli ultimi anni: ed invece il Napoli non ha avuto paura a puntare su quella che è la lingua del calcio, nel nostro continente come oltre oceano.

 

IL COLPO DI STATO – Dietro l’angolo c’è però, come sempre, qualcuno che trama.
Così come il Risorgimento mise fine ad un capitolo così importante della storia di Napoli, anche alcuni elementi della rosa attuale tramano alle spalle dei compagni di squadra.
Così, come nel 1806 i francesi conquistarono la città, i loro figli di oggi vogliono prendersi la squadra: Kalidou Koulibaly e Faouzi Ghoulam (algerino di Francia) chiederanno al tecnico di diventare punti fissi di un Napoli che si appresta alla stagione della verità.
E non ci andranno molto lontano: il primo è già l’elemento su cui investire, il secondo tornerà a contendere a Zuniga il ruolo di esterno basso a sinistra una volta smaltito l’infortunio.

 

IL MASANIELLO – E gli italiani? Subiscono, come sempre. Perché in questo Napoli di italiani ce ne sono sempre di meno.
Maggio e Mesto saranno alternative per le corsie, Colombo il campo lo vede tradizionalmente poco, mentre Rosati è in realtà un fuori rosa rimasto a Napoli in mancanza di alternative.
Ma anche qui i corsi e ricorsi storici non mancano. Anche il Napoli ha il suo Masaniello, che risponde al nome di Lorenzo Insigne: non ‘scugnizzo’, eh, ma ‘Masaniello‘.
Non testa calda, ma uomo d’onore, pronto a trascinare i suoi, a certificare che Napoli e il Napoli sono ancora dei napoletani.
Dovrà portarne alto il vessillo, Lorenzo, per dimostrare che in fondo quella Repubblica napoletana, nata nel 1799, potrebbe avere una fine ben più gloriosa.
Almeno su un campo da calcio.

 

 

 

 

Gennaro Arpaia

Iscritto alla facolta di Giurisprudenza della Federico II Napoli. Giornalista pubblicista iscritto all'albo da giugno 2013.

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