I giochi erano ampiamente fatti, ma la certificazione è arrivata solo lunedi, in ambito di votazione in seno all’assemblea elettiva della FIGC.
Le quattro Leghe e i comitati elettivi hanno fatto la loro scelta, eleggendo Carlo Tavecchio alla Presidenza della Federazione sportiva più importante d’Italia.
Il 71enne Tavecchio non è quello che ci si aspettava dopo la brutta piega che il calcio italiano ha seguito nella scorsa stagione, in campo – con una delle peggiori nazionali mai viste in una manifestazione internazionale – e fuori dal campo, con stadi sempre più vuoti, curve razziste e un morto scappato nella notte della Coppa Italia, poi vinta dal Napoli nell’irreale atmosfera capitolina post-attentato a Ciro Esposito.
Eppure, l’ormai presidente federale ha avuto l’appoggio che ci si aspettava: dalla ‘sua’ lega – lui, l’uomo del calcio delle serie minori – e da molte società di Serie A, che hanno rappresentato poi l’ago della bilancia definitivo nell’elezione dello scorso lunedi.
I tre turni di votazione hanno solo appurato la presenza di una larga parte di dissidenti, non in tale quantità da poter impedire la salita al vertice di Tavecchio.
Nel fronte sostenitore, presente anche Aurelio De Laurentiis: il presidente del Napoli, solitamente esplosivo davanti ai media nazionali quando si tratta di questioni legate alla federazione, ci è andato invece cauto per tutta l’estate. Mai una parola di sostegno dinanzi alle telecamere, mai una presa di posizione ampia e illimitata, mai una fuga in motorino che certificasse la sua contrarietà agli altri candidati: insomma, ADL è parso più interessato all’elezione in sé che agli slogan elettorali che l’hanno fatto conoscere al grande pubblico italiano negli ultimi anni.
Il Napoli si è assicurato così una posizione di primo piano nella nuova Lega che verrà: insieme a Lotito e Preziosi, ADL è stato il rappresentante di vertice della campagna elettorale del vincitore, scontrandosi col fronte opposto capeggiato da Agnelli e Pallotta, rispettivamente per Juventus e Roma.
De Laurentiis, al di là di ogni possibile ragione, ha riconosciuto il cavallo vincente e gli è salito in groppa alla prima curva: nella gerarchia del potere calcistico italiano potrà scalare posizioni, e tutti sappiamo quanto questo possa essere importante dietro ad una scrivania in mezzo al campo.
Solo il tempo ci dirà se il presidente azzurro ha avuto ragione: nel frattempo, nell’attesa di innesti che migliorino dal punto di vista sportivo la squadra, il primo miglioramento arriva ben fuori i campi di gioco.
Chissà che Carlo Tavecchio, il peggior indiziato ad essere presidente federale, non sia il miglior acquisto di questa estate napoletana.
A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennaroj3nius9)
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